Marielle Franco e le combattenti curde: lottare (e morire) per i diritti dei deboli
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Marielle Franco e le combattenti curde: lottare (e morire) per i diritti dei deboli

In Brasile non si placa l'ondata di indigazione per la morte dell'attivista socialista. Lei e le donne del Ypj sono la speranza per un mondo migliore

Rabbia per la morte di Marielle Franco
Rabbia per la morte di Marielle Franco
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17 Marzo 2018 - 18.23


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Marielle Franco era tutto quello che la destra italiana, europea, americana e di tutto il mondo poteva detestare. Era libera, indipendente, bisessuale, nera, di sinistra, difensore dei diritti dei più deboli e feroce accusatrice del potere corrotto alleato delle mafie e della criminalità.

Era una pacifista, di quelle che vivono il dolore dell’umanità indifesa, abusata e violentata mentre nei circoli dei notabili si teorizzano strategie e teorie economiche che alla fine lasciano i poveri più poveri e fanno i ricchi più ricchi.

Marielle Franco era un gigante per la sua forza e la sua determinazione. 
Come le altre eroine di questi tempi, ossia le combattenti curde dell’Ypj che hanno sconfitto l’Isis a Raqqa e Kobane e che oggi si oppongono all’invasione di Afrin delle truppe di Erdogan.
 Imbracciano le armi con dolore, come estrema necessità. Ma vogliono un mondo fatto di pace e di eguaglianza, senza schiave, schiavi e senza aguzzini e profittatori.
Lottare per i diritti, Fino alla fine.

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