Migrante incinta soccorsa nella neve, il marito accusa la polizia: insensibili
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Migrante incinta soccorsa nella neve, il marito accusa la polizia: insensibili

Il racconto di Daniel: mia moglie stava per partorire e gridava e gli agenti mi chiedevano se avevamo il passaporto invece di aiutarci

Daniel ed i figli, Michael ed Isabella
Daniel ed i figli, Michael ed Isabella
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20 Marzo 2018 - 13.00


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A distanza di giorni da quando Daniel è stato soccorso nella neve delle Alpi francesi, che stava attraversando proveniente dall’Italia mentre la moglie aveva le doglie, il giovane migrante nigeriano non ha ancora smaltito la rabbia per il trattamento che gli è stato riservato dalla polizia.  
Rabbia perché è stato separato dalla moglie; rabbia perché l’ha dovuta abbandonare nonostante le grida, le lacrime e mentre gli altri due figli, una bimbetta di due anni ed un maschietto di quattro, vedendo che la madre era portata via, gridavano per la paura.
”Stavamo camminando nella neve – racconta il migrante – mentre mia moglie cominciava a stare male. Abbiamo incontrato dei neri, anche loro diretti in Francia, cui abbiamo chiesto aiuto e poi ci siamo rimessi in cammino”. L’uomo dice quel che è accaduto con precisione, riferendo tutto quello che gli è rimasto scolpito nella memoria: il primo soccorso da parte di due volontari che passano le loro ore libera a soccorrere i migranti; la decisione di andare in ospedale; l’arrivo alla periferia di Briancon; lo stop imposto alla vettura da parte della polizia; l’intransigenza degli agenti davanti alla sua situazione, che non hanno subito chiesto l’intervento di un’ambulanza o dei vigili del fuoco, cominciando a fare domande su domande.
”Siamo rimasti fermi per 30-35 minuti, mentre mia moglie gridava sempre di più”.
Gli agenti, mentre la moglie veniva trasferita in ospedale, invece di aiutarlo a raggiungerla, ”hanno cominciato a farmi domande: da dove venivamo, se avevamo il passaporto, se portavano con noi del denaro”. E’ stato allora, dice oggi quasi con sbigottimento, che è stato arrestato, lui e il volontario che li aveva aiutati.
”A loro – dice ancora il migrante – ho chiesto se si sarebbero comportati allo stesso modo di come stavano facendo con me se, anziché mia moglie, ci fosse stata la loro in quelle condizioni”. E invece di rassicurarlo e aiutarlo, gli agenti gli dicevano ”è stata una pazzia partire con tua moglie in quelle condizioni. Lo hai capito che è incinta?”.
Il bimbo, che ora sta bene, non appena nato è stato aiutato dai medici con dell’ossigeno, per lo stress che aveva patito ed il freddo che aveva sopportato la madre.

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