di Tancredi Omodei
“Vorrei chiedere il vostro perdono”. Nella piazza principale di Kemerovo continua, ininterrottamente, la manifestazione spontanea di dolore e di rabbia per la strage al centro commerciale. La gente è scesa in piazza in tant’altre città. Pure a Mosca, Pietroburgo, e in tanti centri della sterminata Russia che dall’Europa porta all’Asia attraversando il Paese che ha appena incoronato nuovamente Putin. A chiedere perdono, in ginocchio, davanti alla folla scossa fino al midollo da un dolore immenso, è Sergei Zivilev, vice governatore del Kuzbass. Di lui non avremmo saputo nulla se non ci fosse stata quella maledetta strage al centro commerciale, una carneficina, Bambini, tanti. I russi a giorni di distanza non credono ai numeri ufficiali, pensano che i morti siano tanti di più. In Rete, numeri dell’orrore. Le autorità smentiscono. Putin corre qui, perchè quel che qui accade è tanto più pericoloso della guerra di spie che lo ha isolato dall’Occidente. La Russia è nel cuore e nel dolore che trova le scosse più forti, capaci di rivolte e rivoluzioni. Putin conosce la sua Russia e corre ad abbracciare chi soffre, a punire pesantemente i responsabili. Lo fece quando tutt’attorno Mosca erano fiamme e cenere per un devastante incendio, con il potente sindaco in vacanza. Lo fece rientrare e lo mise alla porta. Pugno duro anche a Soci, quando si accorse di cose “strane” nell’esecuzione dei lavori. Torniamo all’uomo in ginocchio a Kemerovo. Prima ha provato a parlare alla folla, aiutandosi con un microfono che non ha funzionato, quindi si è rivolto direttamente agli uomini e alle donne che lo circondavano. “Vorrei chiedervi perdono. Fin dall’antichità – ha ricordato – in Russia la gente si metteva in ginocchio per chiedere perdono”. E la gente allora lo ha applaudito, ha ascoltato la promessa di creare un gruppo di lavoro, funzionari pubblici e rappresentanti delle famiglie delle vittime, per seguire le indagini. Le famiglie hanno chiesto anche di poter visitare insieme il cimitero, per contare i morti. Avranno anche un monumento che ricordi la tragedia. Tragedia annunciata, si direbbe, fatta di errori, di superficialità di colpe palesi ed enormi. Putin non si può permettere, ad inizio di nuovo mandato, con un fronte internazionale difficile ed ostile, di assistere senza intervenire pesantemente di fronte ad un dolore che lievita e diventa protesta con il rischio di sfociare nel dissenso di piazza. Già è stato urlato “Dimissioni! Dimissioni!”, e Putin ha colto l’allarme. Per questo,vuole trovare tutti i colpevoli e far pagare il danno ad ognuno di loro. Per l’incendio sono state già arrestate diverse persone. Appena arrivato a Kemerovo,Vladimir Putin come tanti altri, ha posto un mazzo di fiori al memoriale, ha visitato le vittime e ha tenuto una riunione per “fare pulizia”.La tragedia del centro commerciale di Zimnyaya Vishnya è stata causata da “negligenza e sciatteria” – ha detto Putin – e i responsabili di questi atti “criminali” verranno “puniti, a prescindere dalle loro posizioni”. Da Tolstoj a Dostoevskij la Russia è anche storia e racconto di pentimento. Uno dei giorni più importanti del calendario russo è “il giorno del perdono”. Lo ricordava anche il grande dissidente Solzenicyn:”Il giorno del perdono è una potente forza di auto-rigenerazione del mondo morale”. Ma la Russia è anche storia di delitti e di castigo. Nella tragedia di Kemerovo c’è tutto questo.