La Germania di Angela Merkel frena sui grandi disegni di riforma europea del presidente francese Emmanuel Macron, tanto per quel che riguarda l’eurozona che in materia di difesa.
“L’iniziativa europea del presidente francese è morta e sepolta nel giro di appena sette mesi”, titola in modo categorico l’influente settimanale Der Spiegel, secondo il quale la visita a Berlino di domani del capo di stato francese sarà l’occasione per prendere atto del fossato che divide Parigi da Berlino. “Tutto si annuncia molto laborioso e, secondo me, potrà partorire solo delle riforme di piccolo calibro”, ha comemntato Stefani Weiss, analista della fondazione teesc ca Bertelsmann.
Le divergenze riguardano innanzitutto il settore della “Europa della Difesa”. Più che i grandi discorsi, la cartina di tornasole sono stati i bombardamenti in Siria: in seno all’Ue solo la Francia e il Regno Unito si sono associati all’azione statunitense. La Germania ha rifiutato fin dall’inizio ogni partecipazione, pur sostenendo l’azione. Questa posizione di Angela Merkel, se è spiegata da rigide restrizioni parlamentari tedesche e dal pacifismo profondamente radicato dell’opinione pubblica, non è meno controversa. Come accaduto nel 2011, quando la Germania si era astenuta in un voto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzava l’uso della forza per proteggere le popolazioni civili in Libia.
Per il quotidiano Die Welt, “Macron si rivolge a Trump nel conflitto siriano, non alla Merkel”, la quale però, recentemente, aveva affermato la necessità per l’Europa di fare affidamento su se stessa contro l’isolazionismo americano. Senza contare che, anche se la Germania lo volesse, le scadenti condizioni del suo apparato militare a causa dei limitati investimenti, restringono comunque il suo spazio di azione. “La Germania è bloccata tando dalla mancanza di volontà che dalla capacità di agire” e con la Siria “ha dimostrato che non può rivendicare lo status di potenza dominante in Europa”, ha dichiarato Thomas Jaeger, professore di relazioni internazionali a Colonia.
L’altro grande progetto di Emmanuel Macron, la riforma dell’eurozona, con la creazione di un bilancio autonomo per favorire gli investimenti e di una figura di ministro delle finanze unico, non riscontra maggiore entusiasmo oltrereno. Il nuovo governo tedesco, politicamente molto fragile e poco incline a prendere decisioni affrettate, mostra un crescente scetticismo.
I conservatori di Angela Merkel hanno detto tutto il male possibile sui piani del presidente francese e posto paletti rigorosi all’idea di creare un Fondo monetario europeo. “Non vedo perché dovrei fare della soddisfazione di Macron il fulcro del mio programma politico”, ha commentato ieri uno dei leader del gruppo parlamentare conservatore, Alexander Dobrindt.