Tante battaglie per i diritti delle donne (diritti minimi, s’intende) stanno per tagliare il traguardo: da domenica, per la prima volta nella storia dell’Arabia Saudita, le donne potranno mettersi alla guida di un veicolo, mezzi pesanti e moto inclusi.
Una svolta storica, annunciata lo scorso settembre nell’ambito dell’ambizioso programma di riforme sociali e economiche promosso dal principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS) per modernizzare il Regno, che stride però con l’ultima ondata di arresti che tra maggio e giugno hanno colpito diverse attiviste da anni impegnate nella tutela dei diritti delle donne.
Fermate per avere «attentato alla sicurezza del Regno» e sottoposte alla pubblica gogna da alcuni media vicini al potere che dopo il loro arresto ne hanno pubblicato le foto contrassegnandole con la scritta «traditrici».
Un comportamento, quello delle autorità saudite, definito dalla direttrice di Amnesty International Medio Oriente Samah Hadid «contraddittorio», in un Paese in cui il «clima di intimidazione appare evidente».
Secondo alcuni osservatori locali, invece, si tratterebbe di un modo per calmare il potente establishment religioso, contrario a qualsiasi forma di liberalizzazione e di apertura nei confronti delle donne, ritenute addirittura non dotate dell’intelligenza necessaria per guidare.
Intanto le donne saudite si attrezzano. In molte hanno postato la propria foto sui social network con in mano la patente nuova di zecca – le prime sono state rilasciate il 4 giugno scorso – mentre altre, con il pallino delle due ruote, scelgono di allenarsi sul circuito motociclistico del Bikers Skills Institute di Riad.
Dall’annuncio della fine del divieto, infatti, il centro ha scelto di aprire una volta alla settimana le sue porte a quelle giovani e meno giovani interessate a imparare a portare una moto e a capirne la meccanica di base. In diversi atenei aperti soltanto alle donne vengono proposti corsi di guida, ma in tante lamentano il fatto che le scuole e le istruttrici siano ancora troppo poche e che il costo delle lezioni resti troppo elevato.
Le case automobilistiche, intanto, festeggiano. Secondo le stime elaborate da Bloomberg Economics, l’apertura del settore alle donne potrebbe generare 90 miliardi di dollari entro il 2030. Un impatto non indifferente sulle finanze della monarchia saudita pesantemente colpite dal 2014 dall’abbassamento del prezzo del greggio.
Se da domenica insomma il mondo per molte donne saudite apparirà diverso, il divario tra quanto promesso dalle riforme e la piena indipendenza delle donne saudite resta tuttavia ancora molto grande. Le donne potranno sì mettersi al volante, ma dopo avere ricevuto un permesso dal loro garante maschio.
Intanto per garantire la loro sicurezza, il governo di Riad ha inasprito le pene in caso di molestie sessuali che ora prevedono il carcere fino a cinque anni e un’ammenda.