Quel che è rimasto della sinistra in Italia si segni questo nome: Alexandria Ocasio-Cortez. Ha 28 anni, origini portoricane, cresciuta nel Bronx, ha vinto le primarie del Partito Democratico a New York lo scorso 26 giugno. Con il 57% dei voti ha sconfitto l’avversario Joe Crowley, deputato dal 1999, una vecchia volpe della politica americana. Alexandria considerata la “millennial progressista” fa parte di Justice Democrats, una struttura civica che non vuole avere niente da spartire con una sinistra tradizionale ossessionata dal posizionamento, bloccata negli anni ’80, che non prende sul serio le questioni ambientali oe non è in grado di sfidare il razzismo strutturale e la disuguaglianza di genere che oggi attraversano gli Stati Uniti. Ocasio-Cortez ha vinto con una campagna elettorale che è costata 300mila dollari contro i 3 milioni spesi da Crowley.
La vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez arriva del tutto inaspettata: già volontaria nella campagna presidenziale di Bernie Sanders, socialista dichiarata, Ocasio-Cortez era considerata una minaccia del tutto inconsistente per Crowley, politico navigato ed esperto, con dieci mandati alle spalle, che molti indicavano come il possibile nuovo speaker, al posto di Paul Ryan, nel caso i democratici riconquistassero la Camera alle elezioni di midterm. Ma la storia di successo della giovane ispanica non è unica. Anche per le primarie in Georgia e Texas, i democratici scelsero due donne, una di colore, Stacey Abrams, e l’altra di origini messicane, Lupe Valdez. La scommessa è sostenere una nuova immagine del partito, dando più spazio alle minoranze.
La formula “donne e latinoamericane” sembra vincente non solo in politica.
Secondo uno studio dell’Università di Stanford intitolato “Le donne latine al potere”, le donne ispaniche e millennials sono le principali leader del settore imprenditoriale americano negli ultimi cinque anni.
Le giovani donne antagoniste sono forse la soluzione per un’idea davvero rivoluzionaria al servizio della gente. Insieme ad Alexandria ci sono Cori Bush nel Missouri, Jess King in Pennsylvania e Kerri Evelyn Harris nel Delaware pronte a mettersi in gioco nelle primarie democratiche. Tutte donne. Tutte determinate.
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