"Seminare il caos è tipico di Mosca ma è più facile nei Paesi divisi"
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"Seminare il caos è tipico di Mosca ma è più facile nei Paesi divisi"

Patrick Warren che ha reso pubblici i milioni di tweet lanciati dai troll russi: "Più un Paese è diviso al suo interno, più è forte la Russia". Il garante della privacy Soro: "i governi troppo lenti a reagire"

La strategia dei troll
La strategia dei troll
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globalist Modifica articolo

3 Agosto 2018 - 09.50


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“Questa strategia di seminare il caos, è un modus operandi del Cremlino, da sempre. Quanto più un Paese è nel caos, diviso al suo interno, tanto meno è una minaccia per la Russia, e tanto più Mosca è forte”.
Lo ha detto, in un’intervista al Messaggero, il professor Patrick Warren della Clemson University, che insieme al collega Darren Linvill ha reso pubblici i milioni di tweet lanciati da circa 3 mila troll russi, inclusi alcuni che hanno finto di essere utenti italiani.
E’ una delle costole più importanti del Russiagate: la propaganda su Twitter che potrebbe aver influenzato le ultime elezioni americane. Ma anche la politica italiana, come sostiene il Corriere della Sera citando in particolare i circa 400 nuovi profili anonimi, ma tutti riconducibili a un’unica origine, che nella notte tra il 27 e 28 maggio chiedevano le dimissioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel pieno delle polemiche sul caso Savona.
“Abbiamo trovato numerosi account italiani – ha detto ancora il professor Warren – e siamo sicuri che siano troll russi. Capirne il contesto sta alla vostra intelligence”.
“Questa è sempre stata la strategia di Mosca – ha sottolineato Warren – anche nella Guerra Fredda. A loro non interessa diventare famosi, vogliono trovare contatti locali, o che sembrino locali, ai quali dare il compito di esaltare il nome e l’influenza di elementi estremisti che già esistano nel Paese. A loro interessa creare il caos, quindi sostengono estremismi opposti. Negli Usa ad esempio da una parte sostenevano gli anarchici, dall’altra i suprematisti bianchi, per infiammare gli animi e dividere il Paese. Non possiamo dire che impatto politico abbiano avuto. Ma sappiamo cosa hanno fatto: ad esempio, che nelle dieci settimane precedenti alle elezioni Usa, i tweet di questi 3mila troll russi sono stati ritwittati o citati oltre 30 milioni di volte”.
“Per difendersi – ha concluso Warren – ci sono tre strade che si possono seguire, meglio se tutte insieme. Negli Usa è nata una collaborazione fra i social media e l’accademia, per creare difese e diffondere informazione corretta, e qui Facebook sta facendo un lavoro che promette molto bene. La seconda strada sta ai cittadini, e consiste nel rigettare chi provochi odio, caos, razzismo. E la terza sta alle intelligence dei vari Paesi. Alla Nato ad esempio. Anzi, spero che ci contattino”.
Il Garante della privacy Soro: “governi lenti a reagire”
Sul caso è intervenuto anche il Garante della privacy Antonello Soro. “Esistono alcuni siti e agenzie di comunicazione russi – ha detto Soro a Radio radicale – che fanno in tutti i paesi dell’Ue un’azione di informazione e disinformazione palesemente anti-Ue e contraria al suo spirito. I governi sono un po’ lenti a reagire e ad accertare questa azione ostile di troll che hanno rilanciato contenuti di profili twitter in italiano a sostegno dei partiti populisti”.
“Si tratta – ha spiegato Soro – di siti di proprietà russa che fanno attività di informazione quotidiana mirata a soggetti di cui hanno informazioni e di cui conoscono gli orientamenti, a cui raccontano un sacco di informazioni che spingono contro l’Europa”.
“Il nuovo regolamento europeo – ha ricordato Soro – prevede che quando si verificano queste cose, se un cittadino europeo compie un atto illecito si può sanzionare con sanzioni molto dure. Poi ci sono i servizi, c’è l’autorità di intelligence che già oggi vigila su questi aspetti”.

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