Mancano 60 giorni alle elezioni di metà mandato in Usa, un appuntamento importante per il presidente il carica: l’esito delle nuove elezioni, a due anni dall’inizio del mandato, sono non solo un termometro del paese ma anche un giudizio sull’operato finora compiuto. E i repubblicani hanno tutte le ragioni per preoccuparsi, dato anche il ritorno in campo di un nemico di vecchia data:
Barack Obama ha infatti abbandonato il fair play e la riservatezza che hanno contraddistinto il suo periodo di post presidenza e ha tenuto un intervento all’università dell’Illinois in cui ha parlato esplicitamente di “attacco alla democrazia”, insistendo che “bisogna andare a votare”.
“Gli Stati Uniti stanno attraversando un momento cruciale della loro storia” ha detto l’ex presidente, “queste elezioni non sono come quelle precedenti”.
Obama ha poi fatto una cosa mai accaduta in due anni, ossia pronunciare il nome di Trump: “è un bullo, intento a dividere il Paese dall’interno e l’America dal resto del mondo. La più grande minaccia per la nostra democrazia è il suo cinismo, la sua indifferenza”. Un attacco duro che arriva sì a due mesi dalle elezioni di mid-term, ma anche nel pieno della bufera per la lettera anonima del New York Times in cui un alto funzionario del governo parla di “resistenza silenziosa” nell’amministrazione alle politiche del tycoon. “Resistenza silenziosa al presidente? Non è così che dovrebbe funzionare la democrazia. Dobbiamo riportare onestà e decenza all’interno del governo”, ha commentato Obama. La divisione esistente nella politica odierna non è però “iniziata con Donald Trump: lui è un sintomo, non la causa – ha aggiunto l’ex presidente democratico – Trump sta solo sfruttando il risentimento che i politici hanno alimentato per anni”. Obama ha poi criticato i repubblicani che appoggiano il tycoon senza riserve, ma ha anche espresso speranza: “Vedo un risveglio dei cittadini in tutto il Paese”.
L’affondo di Obama non arriva a caso: se le elezioni di metà mandato non avranno buon esito, si profila per Trump lo spettro dell’impeachment, cosa di cui il tycoon è ben consapevole, tanto da aver “minacciato” i suoi sostenitori: “se non andate a votare e ci sarà l’impeachment, sarà colpa vostra”.
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