La minaccia di Haftar: marcerò su Tripoli, le elezioni falliranno
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La minaccia di Haftar: marcerò su Tripoli, le elezioni falliranno

Dopo 12 giorni di scontri il generale parla: "Roma protegge i nostri nemici, se le elezioni non saranno eque le farò fallire"

Khalifa Haftar
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7 Settembre 2018 - 19.53


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A Tripoli si sono abbassate momentaneamente le armi, ma i toni dello scontro politico sono più accesi che mai: il generale Khalifa Haftar, che vorrebbe ottenere il dominio del paese ed è il principale avversario del primo ministro Serraj, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha minacciato di marciare su Tripoli e far fallire le elezioni, che con l’accordo di Parigi sono state fissate al prossimo 10 dicembre.

Per Haftar, una delle responsabili della situazione è proprio l’Italia, che protegge Serraj e appoggia le sue milizie. 

Il generale ha aspettato 12 giorni di violenti combattimenti a Tripoli tra milizie rivali prima di uscire allo scoperto con un discorso trasmesso dalla tv Hadath. Pronunciato davanti a una trentina di notabili tribali, Haftar ha minacciato la liberazione di Tripoli svelando di avere “contatti segreti con gran parte delle milizie di Misurata e Zintan” e che forze a lui legate “sono già presenti” nella capitale e sono pronte a prendere la città. Subito dopo, senza giri di parole, il generale ha accusato l’Italia di proteggere i capi delle milizie della capitale libica che “devono essere cacciati”. “Non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di Tripoli di lasciare (la Libia) e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici”.

L’uomo più forte della Cirenaica ha affermato di essere “il primo a volere le elezioni”, ma ha avvertito: “se non saranno eque l’esercito provvederà a farle abortire, ma se lo saranno – ha continuato – allora io sono vincolato all’accordo di Parigi”. Il riferimento è all’intesa raggiunta, ma non sottoscritta, nella capitale francese nel maggio scorso, che ha individuato nel 10 dicembre la data delle elezioni. Il generale ha poi ribadito che non accetterà il progetto della nuova Costituzione che dovrebbe essere ratificata dal parlamento di Tobruk entro il 10 settembre.

A Tripoli si combatte dalla scorsa settimana, quando sono iniziati scontri molto violenti tra milizie rivali. Un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto, qualche giorno fa, tra i rappresentanti dei gruppi che si fronteggiano nella capitale insieme alla mediazione delle Nazioni Unite. Tripoli è controllata dal primo ministro Fayez al Serraj, appoggiato dall’Onu e sostenuto dall’Italia. Nonostante il governo di Serraj sia quello riconosciuto dalla comunità internazionale, il primo ministro non può contare su un proprio esercito e può garantire sicurezza solo a fianco delle forze armate che gli sono fedeli. Gli scontri sono cominciati quando la capitale è stata attaccata da sud dal gruppo di milizie guidate dalla Settima brigata del generale Haftar 

 

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