Perché il Global Compact fa tanta paura ai fascisti e razzisti di mezzo mondo?
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Perché il Global Compact fa tanta paura ai fascisti e razzisti di mezzo mondo?

Dalla lotta al traffico di esseri umani alle vie legali sicure, dalla tutela legale all’eliminazione di ogni forma di discriminazione: ecco cosa dice il documento dell'Onu di cui si discuterà a Marrakech.

Migranti -immagine d'archivio
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30 Novembre 2018 - 08.31


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Dalla lotta al traffico di esseri umani alle vie legali sicure, dalla tutela legale all’eliminazione di ogni forma di discriminazione. Sono 23 gli obiettivi fissati dal Global compact, il progetto promosso dall’Onu per un’immigrazione regolare e sicura. Il documento invita gli Stati a condividere la responsabilità della migrazione globale, collaborando nell’implementazione di strategie comuni. E si basa su alcuni principi base contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, nella Convenzione di Ginevra e in tutti gli altri trattati internazionali che normano il diritto internazionale. L’intesa, chiamata anche “Dichiarazione di New York”, è stata firmata all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2016 da oltre 190 Stati. Anche l’Italia, rappresentata dal governo Renzi ha sottoscritto l’accordo. Ma ora il nuovo esecutivo ha annunciato un passo indietro. Il 10 e 11 dicembre, infatti, i Paesi interessati si ritroveranno in Marocco, a Marrakech, per aderire formalmente all’accordo. Il nostro paese, non parteciperà al summit e la decisione di adesione sarà sottoposta al Parlamento.

I 23 obiettivi del Global Compact. Il documento parte dal principio base che la migrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso della storia e che è “fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile nel nostro mondo globalizzato”, per questo l’ impatto positivo può essere ottimizzato. “La maggior parte dei migranti – si legge nel documento – che vivono nel mondo oggi viaggiano, vivono e lavorano in un modo sicuro, ordinario e regolare. Ciò nonostante, la migrazione innegabilmente interessa i nostri Paesi, le nostre comunità, i migranti e le loro famiglie in modi differenti e imprevedibili”. Per questo “i cambiamenti e le opportunità della migrazione internazionale ci uniscono piuttosto che dividerci – continua il testo – Questo Global compact definisce le nostre comuni intenzioni, le responsabilità condivise e l’unità di intenti riguardo la migrazione”. I 23 obiettivi, in questo contesto, rappresentano le azioni considerate rilevanti come strumenti per governare il fenomeno e best practice da implementare. Innanzitutto si prevede di raccogliere e utilizzare dati accurati come base per sviluppare politiche basate sull’evidenza empirica. Il secondo obiettivo è quello di ridurre al minimo i fattori strutturali che inducono le persone a lasciare il proprio paese di origine. Si prevede poi di fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione; di garantire che tutti i migranti abbiano adeguata documentazione legale; di implementare percorsi di migrazione regolare; di assicurare eque condizioni di lavoro e di ridurre i casi vulnerabili. Il documento sottolinea anche la volontà di “salvare vite e di coordinare gli sforzi sul tema dei migranti dispersi”. Tra gli obiettivi c’è anche quello di contrastare il traffico di esseri umani e di gestire le frontiere in maniera coordinata e sicura. Al punto 13 si afferma che la detenzione deve essere considerata una misura ultima, e che si deve lavorare per cercare alternative. Si chiede poi di rendere accessibili i servizi di base ai migranti e di rimuovere tutte le forme di discriminazione e promuovere l’inclusione delle persone. Nel documento si parla anche di reintegrazione attraverso ritorni e riammissioni sicure e di sviluppo dei paesi di origine.

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La posizione dell’Italia. Dopo un’iniziale posizione favorevole l’Italia ha fatto un passo indietro, come ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Per quanto riguarda il Global Compact ho già anticipato a New York che esso è compatibile con la strategia strutturata e multilivello sull’immigrazione che abbiamo elaborato e che ho condiviso con i miei partner europei. E su questo non ho cambiato idea – ha detto Conte -. C’è però un fatto: pur essendo un documento di carattere programmatico non vincolante, ha un rilievo politico, e su esso c’è molta attesa. Nell’approssimarsi della scadenza di Marrakesh c’è molto fermento anche tra i cittadini. Ho convocato allora un vertice con i ministri e abbiamo convenuto che su una prospettiva del genere è giusto creare un passaggio parlamentare dove esprimere tutte le posizioni”. Ad essere contrario all’adesione al trattato è, in particolare il ministro degli Interni, Matteo Salvini. Anche in Europa sono diversi i paesi che hanno deciso di non firmare: in particolare gli Stati dell’Est, il cosiddetto gruppo di Visegrad. La Svizzera, invece, come l’Italia si rimetterà alla decisione del Parlamento. Tra i favorevoli ci sono Francia e Germania.

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Astalli: “Una decisione incomprensibile”. Per il Centro Astalli è incomprensibile l’idea che l’Italia sia fuori da Migration Compact soprattutto perché il nostro paese “da tempo e soprattutto per voce dell’attuale Governo, chiede una condivisione internazionale degli sforzi e delle responsabilità per gestire le migrazioni”. La decisione di tirarsi fuori dall’accordo, quindi, “contraddice l’esigenza da parte del nostro Paese di essere coinvolto in un patto che impegna la comunità internazionale in uno sforzo comune per una gestione delle migrazioni ordinata e dentro l’alveo dei diritti umani – continua il Centro Astalli -.  Risulta strano poi che per il Decreto Sicurezza si sia scelta la strada della decretazione d’urgenza e la fiducia, annullando il confronto parlamentare e invece in questo caso si faccia il contrario. Il fenomeno complesso della mobilità umana non deve essere strumentalizzato per il consenso politico usando slogan e decisioni a effetto. È prioritaria al contrario la necessità di promuovere processi che possano favorire soluzioni socialmente costruttive e a lungo termine”. Il Centro Astalli auspica e chiede un ripensamento al Governo e ribadisce il proprio impegno al fianco della Santa Sede nel supportare la promozione e la diffusione dell’importanza di un’ amplissima adesione degli Stati di tutto il mondo ai Global Compact. (Eleonora Camilli)

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