Quella volta che Felice Pulici volò con le ali di Maestrelli
Top

Quella volta che Felice Pulici volò con le ali di Maestrelli

A 73 anni è morto il portiere della Lazio del primo scudetto. Una squadra leggendaria rimasta nella memoria del calcio italiano

Felice Pulici e Tommaso Maestrelli
Felice Pulici e Tommaso Maestrelli
Preroll

Giancarlo Governi Modifica articolo

16 Dicembre 2018 - 13.45


ATF

Un altro eroe della Lazio di Maestrelli che se ne va: lutto per il calcio italiano: è morto Felice Pulici, portiere del primo scudetto della Lazio. 

L’ex numero 1 biancoceleste aveva 73 anni ed era da tempo malato.

Portiere della Lazio di Tommaso Maestrelli, campione d’Italia nel campionato 1973-74, Pulici era nato a Sovico, in Lombardia, ed era un romano d’adozione, amato dai tifosi laziali e rispettato da quelli di fede giallorossa. Oltre che nella Lazio, dove in cinque campionati riuscì a mettere insieme 150 presenze consecutive, aveva giocato con Lecco, Novara, Monza e Ascoli.

Poi, dopo aver smesso, aveva ricoperto diversi ruoli dirigenziali nella società biancoceleste (già dal 1983, con Giorgio Chinaglia presidente) e poi anche nell’Ascoli. Al di fuori del calcio, nel 2005 aveva avuto anche una parentesi in politica, candidandosi alla Regione Lazio in una lista di centrodestra. Pero’ non era stato eletto.

Lo ricordiamo con un brano tratto dal libro: “Bruno Giordano, una vita sulle montagne russe” di Giancarlo Governi.

Arriviamo al derby. Sentiamo, anzi siamo sicuri, che questo sarà l’ultimo derby che potrà vivere, sia pure dal suo letto di sofferenza, il nostro carissimo mister. L’ultimo ad averlo visto, prima della partita, è stato Felice ed è tornato piangente.

Leggi anche:  Un importante sito olandese dà del mafioso a Lotito prima di Ajax-Lazio: protesta l'ambasciatore italiano

Entriamo tutti in campo con la morte nel cuore e il pensiero fisso a Tommaso.

La Roma ci prende a pallate, come si usa dire nel linguaggio colorito dei tifosi, Felice è un eroe, para l’imparabile e tiene il risultato sullo 0-0. I romanisti sono imbufaliti e schiumano rabbia. Ci penso io a farli imbufalire ancora di più.

Martini, dopo una delle sue discese irresistibili, crossa la palla al centro, la spizza di testa Garlaschelli, la palla sta uscendo sul fondo ma io la inseguo e riesco a tenerla in campo, mi viene incontro Sandreani, io fingo il cross e scarto sulla sinistra e lo metto fuori causa, e dalla linea di fondo, anziché crossare per Garlaschelli che è ben posizionato, tiro direttamente in porta e faccio gol.

È il mio primo gol al derby ed è quello che ci fa vincere la partita.

Alla fine vengo assediato dai giornalisti che vogliono farsi descrivere l’azione del gol. Sono, insieme a Felice, l’eroe del derby. Felice è emozionatissimo anche perché ha ancora negli occhi la figura morente di Maestrelli, e davanti ai microfoni non fa a tempo a dire «Dedico questa partita…», che scoppia a piangere. I giornalisti sono imbarazzati, ma Felice si riprende, asciuga le lacrime e «…certo, la dedico al nostro Tommaso. Io oggi ho parato l’impossibile perché ho volato con le sue ali».

Native

Articoli correlati