A Lesbo risiede l'inferno in terra: la colpa dei 'dannati'? Aver sognato l'Europa
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A Lesbo risiede l'inferno in terra: la colpa dei 'dannati'? Aver sognato l'Europa

Oxfam punta il dito contro le condizioni nelle strutture per migranti allestite nell'isola greca

A Lesbo risiede l'inferno in terra: la colpa dei 'dannati'? Aver sognato l'Europa
A Lesbo risiede l'inferno in terra: la colpa dei 'dannati'? Aver sognato l'Europa
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10 Gennaio 2019 - 08.48


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Speravano di trovare in Europa condizioni di vita degne di un essere umano. Invece hanno trovato il campo di Lesbo. O quello di Moria. Qualcosa di simile agli inferi, più che alle isole delle Esperidi. In questi giorni di inverno centinaia di donne incinte, minori non accompagnati, sopravvissuti alle torture e agli abusi sono costretti a vivere in condizioni “disumane” a Lesbo.  

La denuncia è contenuta nel report “Vulnerabili e abbandonati” diffuso da Oxfam, e si articola nelle tante drammatiche testimonianze di migranti a cui viene negato il diritto a un’accoglienza dignitosa, come conseguenza del collasso del sistema di identificazione e di protezione, dovuto alla mancanza di personale qualificato e a processi burocratici definiti kafkiani.
Ammassati, esposti a violenza e senza accesso alle cure mediche

Nel dossier, le voci di madri che sono state mandate via dagli ospedali a soli quattro giorni da un parto cesareo e che si sono ritrovate a vivere in una tenda assieme ai figli appena nati. Le testimonianze di minori e donne sopravvissuti a violenze sessuali e ad altri traumi, che sopravvivono in campi profughi dove regolarmente avvengono risse e dove di conseguenza i due terzi di chi è costretto a viverci afferma di non sentirsi mai al sicuro.

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Nel campo di Moria – che contiene il doppio di persone che potrebbe accogliere – vivono ammassate centinaia di persone, con un solo medico per quasi tutto il 2018, incaricato dalle autorità di Lesbo di provvedere all’identificazione e al primo soccorso delle circa 2.000 persone, che arrivavano ogni mese sull’isola. Fino ad arrivare al punto che lo scorso novembre non c’è stato neanche quell’unico medico ad assistere le persone più fragili e garantirne il diritto alla salute. Il tutto in un quadro dove le procedure di identificazione sono cambiate tre volte solo nell’ultimo anno, aumentando il caos di cui sono vittime persone che hanno già sofferto traumi indicibili.

 “È inaccettabile trovarsi nella condizione di non poter identificare le persone che hanno immediato bisogno di aiuto”, ha detto il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone”, I nostri partner sul campo hanno riportato casi di madri con neonati costrette a dormire sotto una tenda e di adolescenti registrati erroneamente come adulti e rimasti bloccati nei campi”. 

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“Identificare e assistere queste persone è un dovere fondamentale sia per la Grecia che per l’Europa. In base alle norme europee e greche, minori non accompagnati, donne incinte o con bambini piccoli, persone con disabilità e sopravvissuti a torture devono essere identificati come vulnerabili e quindi rientrare nel normale sistema di accoglienza per richiedenti asilo, anziché essere sottoposti a processi lampo con il solo obiettivo di rimandarli in Turchia”, aggiunge Sansone, “Dovrebbero avere accesso ad una casa o una sistemazione adeguata e cure mediche appropriate sulla terraferma, ma tutto questo non sta avvenendo”.

 

 

 
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