La ginecologa Cecilia Ousset ha raccontato come è stato lo scandaloso cesareo, praticato all’ospedale Eva Peron, sulla bambina di 11 anni incinta a causa di uno strupro commesso dal compagno della nonna.
“Ieri è stata salvata la vita a quella bambina, che non sarebbe mai dovuta arrivare alle 23 settimane di gestazione.
Quando ho visto la bimba di 11 anni che stava giocando con dei giocattoli sul suo letto, mi si sono allentate le gambe”.
La ginecologa ha detto di aver partecipato insieme al marito, il dottor Giuseppe Gijena, entrambi del settore privato, all’ospedale pubblico dopo essere stati convocati dal ministro della salute per una pratica di emergenza.
” La bambina aveva 17/12 di pressione sanguigna, era in una situazione di emergenza. Per toglierle i vestiti è stato necessario sedarla.
È umanamente impossibile costringere il corpicino di una bambina a portare avanti una gravidanza arrivata alla 23esima settimana gestazionale.
Era impossibile che continuasse la gravidanza perché la bambina stava per morire.
Ma quando siamo arrivati in sala operatoria l’incubo non è finito.
Tutti si sono dichiarati in quel momento obiettori di coscienza, con una bambina di 11 anni, con un’alta pressione sanguigna, violentata, disperata e a rischio di vita.
Anche l’anestesista di guardia si è dichiarato obiettore di coscienza.
Ho dovuto coinvolgere mio marito, medico anche lui del settore privato e un anestesista di un altro reparto.
Erano tutti fuori a chattare sui social network e a distorcere quello che stava succedendo, non prestando soccorso ad una bambina che stava morendo e che non sarebbe mai dovuta arrivare alla 23esima settimana di gestazione.
L’intervento è andato bene, ma la bambina è fortemente traumatizzata e rivittimizzata da una legge patriarcale.
All’uscita dalla sala operatoria la polizia ha preso i nostri dati. Questo è quello che è successo”.
Costretta a partorire a 11 anni, il racconto terribile della ginecologa: "Ecco cosa hanno fatto gli obiettori alla piccola"
Erano tutti fuori a chattare sui social network e a distorcere quello che stava succedendo, non prestando soccorso ad una bambina che stava morendo e che non sarebbe mai dovuta arrivare alla 23esima settimana di gestazione.
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1 Marzo 2019 - 15.54
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