Nazione che vai, soprusi che trovi: “Dopo essere state bloccate in mare per 19 giorni, la maggior parte delle 49 persone soccorse lo scorso dicembre dalle imbarcazioni di Sea Watch e Sea Eye si trovano da ormai due mesi all’interno del centro di detenzione (IRS) per richiedenti asilo di Marsa, a Malta”.
E’ quanto denuncia Mediterranea Saving Humans, la piattaforma delle associazioni italiane che con nave “Mare Jonio” si alterna nel Mare Mediterraneo con le Ong ‘Open Arms’ e ‘Sea Watch’.
“La loro sorte è la dimostrazione di quanto questa prassi – prosegue Mediterranea – comporti la sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone coinvolte. Dalla mattina del 5 marzo molti di coloro che sono sbarcati a gennaio sono in sciopero della fame, per protestare contro il regime di detenzione de facto al quale sono illegalmente sottoposti e per chiedere che venga fatta chiarezza sulle procedure di ricollocazione che gli Stati membri stanno portando avanti attraverso meccanismi di selezione totalmente arbitrari”.
“Apprendiamo dai racconti di chi si trova a Marsa – continua Msh – che le delegazioni di Francia e Germania hanno escluso diverse persone dalla possibilità di essere trasferite in questi paesi, sulla base di motivazioni oscure e senza che il rifiuto venisse comunicato per iscritto, rendendo così impossibile agire per vie legali contro tale decisione”.
“Altri invece – continua il comunicato di Mediterranea Saving Humans – non hanno avuto alcuna notizia in merito al loro trasferimento e non hanno avuto accesso nemmeno alla prima fase di questo meccanismo informale costituita da un’intervista condotta da funzionari degli stati di destinazione”.
“Non è dato sapere quale sarà il destino di queste persone né quanto durerà il loro trattenimento e su quale base sia stato disposto, anche nei confronti di minori privi di figure familiari di riferimento e di nuclei familiari con bambini molto piccoli. Mediterranea Saving Humans chiede con forza che a questa detenzione arbitraria venga posta fine e che queste persone, dopo tanta sofferenza e tante violazioni subite, possano finalmente accedere ai loro diritti e iniziare la loro vita in Europa”.