L'appello di Medici senza Frontiere: "salvate i migranti intrappolati nella battaglia di Tripoli"
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L'appello di Medici senza Frontiere: "salvate i migranti intrappolati nella battaglia di Tripoli"

Medici senza frontiere (Msf) esprime grave preoccupazione per i civili intrappolati nei combattimenti in corso a Tripoli, compresi migranti e rifugiati bloccati nei centri di detenzione.

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8 Aprile 2019 - 20.00


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La politica se ne frega e la Libia è la prova provata dell’assoluta incompetenza del governo M5s-Lega sui temi di politica internazionali, con un’Italia
Medici senza frontiere (Msf) esprime grave preoccupazione per i civili intrappolati nei combattimenti in corso a Tripoli, compresi migranti e rifugiati bloccati nei centri di detenzione. Come denuncia l’ong in una nota, migliaia di persone che abitano nelle aree del conflitto sono fuggite in altre aree della città.
Ma i migranti bloccati nei centri non hanno alcuna possibilità di fuga, e alcuni – dichiara l’ong internazionale – sembra siano costretti a combattere. “Siamo molto preoccupati per tutti i civili intrappolati nei combattimenti in corso a Tripoli, compresi i migranti e i rifugiati bloccati nei centri di detenzione nelle aree colpite o nelle immediate vicinanze”, ha dichiarato Craig Kenzie, capoprogetto delle operazioni Msf a Tripoli.
“Anche in periodi di relativa calma, migranti e rifugiati trattenuti nei centri di detenzione sono costretti a condizioni pericolose e degradanti che hanno impatti negativi sulla loro salute fisica e mentale. Il conflitto ha reso queste persone ancora più vulnerabili e ha drasticamente ridotto la capacità della comunità umanitaria di fornire una risposta salvavita tempestiva e garantire evacuazioni urgentemente necessarie”.
Il responsabile Msf ha proseguito: “Il centro di detenzione di Ain Zara, dove pochi giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite ha constatato ‘la sofferenza e la disperazione’ di rifugiati e migranti, si trova ora nel pieno degli scontri, con quasi 600 persone vulnerabili, compresi donne e bambini, intrappolate al suo interno. Testimonianze arrivate da un altro centro suggeriscono che alcune persone vengano costrette a lavorare per i gruppi armati”.
Msf, conclude Craig Kenzie, “chiede che tutti i rifugiati e migranti detenuti in Libia siano evacuati dalle zone a rischio appena possibile e, in attesa del loro rilascio, che vengano garantiti la loro sicurezza e i loro bisogni essenziali”.

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