Questa ragazza in piedi sul tetto di un automobile con un braccio alzato verso la folla sembra un quadro, una statua, un simbolo di coraggio, testa alta e resistenza. Ieri tanti suoi coetanei in Sudan l’hanno immortalata così con il loro smartphone mentre gridava “Thowra!” (“Rivoluzione!”, in arabo).
Si chiama Alaa Salah, ha soli 22 anni ed è una studentessa di Ignegneria. In questo momento la giovane, diventata nel giro di poche ore una icona mondiale, simboleggia la protesta antigovernativa contro Omar al-Bashir. Chi afferma che Alaa è la “statua della libertà sudanese” ha ragione. Ogni rivoluzione che si rispetti ha una sua immagine simbolo, forte che squarcia l’indifferenza intorno a una rivolta.
A scattare questa fotografa è stata Lana Haroun a Khartoum, capitale del Sudan. “Alaa stava provando a dare un po’ di speranza e di energia positiva, e ci è riuscita”, ha raccontato la fotografa alla CNN. “In quel momento rappresentava tutte le donne e le ragazze sudanesi presenti al sit-in, stava mostrando loro la via. Alaa stava raccontando la storia della donna sudanese… era perfetta”.
Il noto vignettista sudanese Khalid Albaih, in esilio a Copenaghen ha dichiarato “Il suo è il volto e il nome della nostra rivoluzione”. “Promettetemi che dopo la caduta di al-Bashir mi aiuterete a buttare giù quelle orribili sculture militari nell’area del sit-in e a costruire un’enorme scultura di bronzo con l’immagine di Alaa Salah circondata dai martiri della rivoluzione”, ha scritto Albaih su Twitter, postando una vignetta che rappresenta Alaa.
#Khartoon – Gosh Vs The Kandaka #تسقط_بس #السودان #اعتصام_القيادة_العامة pic.twitter.com/UTDTTIdLX9
— ود البيه (@khalidalbaih) 10 aprile 2019
Come ha scritto Federico Marconi sull’Huffington post, Alaa è diventata un simbolo nel paese arabo in cui le donne subiscono una costante repressione da parte dello Stato. Ma proprio le donne stanno giocando un ruolo importante nelle manifestazioni contro il presidente al-Bashir degli ultimi mesi, in cui gli uomini sono quasi sempre una minoranza. E per questo molte attiviste sono state arrestate sin dall’inizio dell’ondata di proteste alla fine dello scorso anno. Un report di Human Rights Watch ha descritto come i servizi di sicurezza nazionale abbiano preso di mira le donne negli ultimi mesi, arrestate a decine per futili motivi: anche per il loro modo di vestire. Il vero motivo di questi arresti è che sono il vero cuore di una protesta sempre più dura contro un regime che dura dal 1989 e che più volte ha violato i diritti umani. I manifestanti chiedono ai militari di smettere di proteggere il presidente al-Bashir.
Cosa sta succedendo in Sudan? Si protesta da sabato scorso ininterrottamente. I soldati hanno iniziato a proteggere i manifestanti da altre forze del regime che invece hanno ricevuto ordine dal rais, Omar al Bashir, di disperdere la folla. L’insofferenza era montata a dicembre, quando erano state introdotte misure di austerità che toglievano sussidi e facevano aumentare i prezzi, in particolare del pane e dei beni di prima necessità.