Ecco Ocean Viking, la nuova Aquarius di Msf e Sos Mediterranée che farà arrabbiare Salvini
Top

Ecco Ocean Viking, la nuova Aquarius di Msf e Sos Mediterranée che farà arrabbiare Salvini

Presentata la nuova imbarcazione delle due ong che subirono per prime il divieto di accesso ai porti italiani.

Ocean Viking la nuova nave di Msf e Sos Mediterranée
Ocean Viking la nuova nave di Msf e Sos Mediterranée
Preroll

globalist Modifica articolo

23 Luglio 2019 - 08.52


ATF

di Eleonora Cipollini
 Una nave che batte bandiera norvegese, costruita nel 1986, lunga 69 metri e larga 15. Si chiama Ocean Viking, la “nuova Aquarius” di Medici senza frontiere e Sos Mediterranée: la nuova imbarcazione per la ricerca e il soccorso in mare è stata annunciata ieri e presentata oggi in una conferenza stampa. Più robusta, più capiente e più agile di Aquarius, a bordo con un sistema di container è stato attrezzata anche una clinica medica. La missione è già partita e la nave si trova già nel Mediterraneo centrale.

“Torniamo in mare perché in mare si continua a morire. E nella traversata mortale del Mediterraneo tra le vittime ci sono donne e bambini. Noi lavoriamo in Libia, sappiamo cosa succede lì. Il 2 luglio il centro di Tajoura è stato bombardato, un vera e propria carneficina, eppure non è cambiato niente. Le evacuazioni umanitarie non sono sufficienti: per ogni persona evacuata ce ne sono due riportate indietro nei centri di detenzione. I governi europei vogliono farci credere che la morte e gli orrori vissuti da migliaia di persone in Libia siano un prezzo umano accettabile per la gestione della frontiere – sottolinea Joanne Liu, presidente di Medici senza frontiere -. Noi abbiamo fatto la nostra scelta, torniamo in mare per continuare a denunciare e a testimoniare. Non siamo soli, la società civile europea si sta mobilitando dappertutto, in Francia, in Germania e Italia”.

Leggi anche:  Immigrazione, integrazione e diritti umani: 25 anni di sfide e prospettive tra Italia ed Europa

Il ritorno in mare delle due ong francesi è particolarmente significativo: la nave Aquarius, infatti, su cui operavano insieme fu la prima a subire la politica dei porti chiusi annunciata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, a giugno 2018. Con 629 migranti a bordo, infatti,  l’imbarcazione fu costretta a sbarcare nel porto di Valencia, dopo giorni di stallo. In seguito le due organizzazioni annunciarono la chiusura del progetto. “Sono passati 7 mesi da quando abbiamo annunciato la fine di Aquarius, a cui è stato impedito di navigare. Da allora, abbiamo lavorato duramente sulla ricerca di una nuova nave. Ci sono voluti 7 lunghi mesi ” – afferma Frederic Penard direttore delle operazioni di Sos Mediterranée -. “Non è possibile subire questa criminalizzazione ogni volta che ci si avvicina alle coste europee. Abbiamo lavorato perché questa nave fosse adatta al Mediterraneo centrale, abbiamo tre equipe a bordo ma ogni soccorso è una situazione di emergenza. Anche se la nave è più robusta non si può restare in mare per settimane o mesi, lo sbarco deve essere sempre il più rapido possibile. E va assicurato in un porto sicuro”.

Leggi anche:  Rilanciare la cooperazione internazionale si deve, si può

La direttrice di Sos Mediterranée sottolinea che la missione questa volta è ancora più costosa: Aquarius costava undicimila euro al giorno, Ocean Viking ne costa 14 mila. “Abbiamo creato Sos Mediterranée in seguito a una straordinaria mobilitazione civile che ci ha permesso di affittare la prima nave. Ora facciamo di nuovo appello ai cittadini europei: il nostro scopo è restare in mare quanto più possibile. Chiediamo anche agli Stati di mettersi d’accordo per un meccanismo di solidarietà e responsabilità.  Un anno fa siamo andati a Valencia, perché avevamo oltre 600 persone a bordo. Ma non è possibile, per ragioni di sicurezza, attraversare il Mediterraneo ogni volta. Il diritto marittimo è chiaro, bisogna organizzare lo sbarco nel porto più sicuro, dove alle persone è assicurata una protezione effettiva”.

Sulla nuova nave il team di Medici senza frontiere sarà responsabile per i bisogni medici e umanitari delle persone soccorse a bordo, ed è composto da nove persone: quattro staff medicali (un medico, due infermieri, un’ostetrica), un logista, un mediatore culturale, un responsabile per gli affari umanitari, un responsabile della comunicazione e un capoprogetto che coordina la squadra. Il team di Sos Mediterranée, responsabile per le operazioni di ricerca e soccorso, è composto da dodici persone, sotto la guida del coordinatore Sar. Altre nove persone fanno parte dell’equipaggio della nave e lavorano per l’armatore. “Torniamo in mare per salvare vite. E non possiamo restare in silenzio mentre persone vulnerabili subiscono sofferenze evitabili. Se i leader europei condannano l’uccisione di migranti e rifugiati vulnerabili in Libia, devono anche garantire la ripresa di operazioni di ricerca e soccorso ufficiali, sbarchi in luoghi sicuri e l’immediata evacuazione e chiusura di tutti i centri di detenzione arbitraria – sottolinea Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere Italia -. L’ipocrisia del crescente supporto fornito alle intercettazioni in mare e al ritorno forzato delle persone negli stessi luoghi dove vengono perpetrate le violenze, lascia intendere che quelle condanne sono solo parole vuote di finta compassione”.

Native

Articoli correlati