L'inferno delle donne migranti: dalla Nigeria alla Libia fino all'Italia per farle prostituire
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L'inferno delle donne migranti: dalla Nigeria alla Libia fino all'Italia per farle prostituire

Sei gli indagati, tutti nigeriani, tre gli arrestati con l'accusa di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.

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10 Settembre 2019 - 08.37


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Trasferite dalla Nigeria alla Libia, imbarcate per farle arrivare sulle coste italiane e inserite nel sistema di accoglienza. L’incubo delle vittime di una organizzazione criminale dedita alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione iniziava proprio con la richiesta di protezione internazionale che le rendeva di fatto inespellibili fino al termine della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati. Una volta formalizzata la domanda di asilo, venivano indotte a scappare dal centro di accoglienza e costrette a prostituirsi.

L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra mobile di Brescia e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia, è scattata con la denuncia di tre vittime, che dopo aver deciso di affrancarsi dai loro sfruttatori, hanno raccontato tutte le fasi del loro reclutamento e le angherie che hanno dovuto subire durante il viaggio, tra violenze fisiche, abusi sessuali e restrizioni forzate nei centri di detenzione libici.

Sei gli indagati, tutti nigeriani, tre gli arrestati con l’accusa di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Attraverso le intercettazioni telefoniche gli agenti hanno individuato nella provincia di Brescia i terminali (un uomo e una donna) dell’organizzazione con base in Libia e Nigeria impegnata a favorire l’ingresso di giovani donne da avviare alla prostituzione. Sono loro gli arrestati, insieme a una donna che operava a Torino e attualmente domiciliata nel mantovano.

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Attraverso la collaborazione del Servizio Centrale Operativo e i canali di cooperazione con la polizia nigeriana, è stato identificato anche uno dei componenti del sodalizio operante all’estero, con il compito di trasferire le vittime di tratta dalla Nigeria alla Libia, dove venivano imbarcate per farle giungere sulle coste italiane. L’attività investigativa ha confermato le caratteristiche tipiche delle organizzazioni nigeriane dedite alla tratta di esseri umani finalizzate allo sfruttamento sessuale e in particolare il ricorso a riti magici (juju) e le minacce ai danni dei familiari in patria per costringere le vittime a versare ai loro aguzzini tra i 20 e i 30mila euro, quale riscatto per affrancarsi dalla madame. Ulteriori dettagli verranno forniti durante la conferenza stampa che si terrà alle 10 nella Questura di Brescia.

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