Il racconto della pallavolista Orro: "Provo schifo per il mio stalker"
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Il racconto della pallavolista Orro: "Provo schifo per il mio stalker"

Il persecutore, un uomo di 52 anni, è stato arrestato nei giorni scorsi. Negli ultimi tempi era diventato un pericolo per tutta la squadra di Alessia

Alessia Orro
Alessia Orro
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27 Settembre 2019 - 09.55


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“Non avrei mai pensato di avere la forza per affrontare quello che mi è accaduto. Ma ora sto decisamente meglio e, anche se so che non ancora è finita, mi sento libera. E per lui provo solo schifo. Schifo”. È lo sfogo di Alessia Orro, la  ventunenne di Oristano, palleggiatrice della Uyba e della Nazionale vittima di stalking.

Ora la ragazza sta meglio. Il suo stalker, Angelo Persico, 52 anni, libero professionista novarese, è stato arrestato nei giorni scorsi. Alessia così è potuta tornare ad allenarsi al PalaYamamay di Busto Arsizio e ha scelto di raccontarsi al Corriere della Sera

“Veniva qui ogni giorno agli allenamenti. Qualche volta provava ad avvicinarla, a volte se ne andava. Non diceva nulla. E un po’ di paura l’abbiamo provata anche noi, ma ci siamo subito schierati al suo fianco. E non abbiamo nascosto il problema, anzi, abbiamo chiesto anche ai rappresentanti della nostra tifoseria organizzata di darci una mano nel tenerlo sotto controllo, più persone sapevano e più potevamo proteggerla!” racconta il direttore generale di Uyba Enzo Barbaro.

L’uomo si è presentato anche il giorno del compleanno di Alessia, durante una trasferta. E poi altre volte. Spesso le portava dei fiori. Quando la ragazza ha cominciato a riconoscere l’identità dell’uomo ha avuto anche un attacco di panico. Da quel momento lo ha bloccato sui social ma lui ha cominciato a presentarsi costantemente alle sue partite.

Lei lo bloccava sui social e lui rispuntava con profili diversi, scriveva a sua madre e a sua sorella a Oristano. Era sugli spalti in due amichevoli, a Olbia e a Piacenza. “Mi fissava in continuazione, appena mi giravo lo vedevo. Io pensavo a concentrarmi in campo, ma c’era agitazione e quando giochi si sente”. Il momento più brutto è stato alla fine degli impegni con la Nazionale. “Sul web non si faceva più sentire e pensavo fosse finita, invece ha cominciato a venire agli allenamenti”.

La ragazza ha confidato tutto alle compagne della Nazionale e poi al fidanzato, ma nonostante questo, la paura non si è placata. Oggi però è contenta di averne parlato e afferma di averlo fatto anche per aiutare altre persone che stanno vivendo un’esperienza simile alla sua. Si legge sul Corriere della Sera:

“Sono consapevole che quello che ho vissuto accade a molti — conclude — ma ho deciso di parlarne proprio per ribadire che bisogna farsi forza e denunciare e avere fiducia nelle forze dell’ordine”.

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