In Ucraina 4 anni di guerra e 10 mila morti: come può Di Maio considerarlo un poaese sicuro?
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In Ucraina 4 anni di guerra e 10 mila morti: come può Di Maio considerarlo un poaese sicuro?

Andrea Romano, deputato del Pd e membro della Commissione Esteri, critica il decreto sui rimpatri facili in un paese nel quale la democrazia è fragile ed è pieno di bande paramilitari

Paramilitari nazisti ucraini
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5 Ottobre 2019 - 10.34


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Bastava un decreto per abolire la povertà? No. E non basta un proclamo demagogico (che introduce ulteriori elementi di autoritarismo e elimina le garanzie dei più deboli) per risolvere la questione dei clandestini e dei rimpatri.
E siccome la fretta è anche cattiva consigliera finisce che tra i paesi sicuri ci finisca un paese che sicuro non è, dove c’è la guerra, ci sono bande paramilitari, è pieno di nazisti e la democrazia è ancora molto fragile, per usare un eufemismo.
Qualcuno lo ha notato: “Ma davvero il Decreto Di Maio considera ‘sicuro’ un paese come l’Ucraina?” se lo chiede Andrea Romano, deputato del Pd e membro della Commissione Esteri, commentando le notizie di stampa sul Decreto Di Maio che prevederebbe espulsioni “prioritarie” per 13 paesi considerati “sicuri”, tra cui sarebbe appunto stata compresa l’Ucraina. “Oltre 4 anni di guerra ancora in corso e oltre 10.000 morti non bastano a considerare l’Ucraina paese in guerra?” prosegue Romano, che chiede a Di Maio “quali garanzie abbia ricevuto e da chi sull’assenza di persecuzioni per chi venisse rimpatriato in modo “prioritario”, come appunto prevede il Decreto.
La conclusione di Romano guarda alla discussione del Decreto che si farà alla Camera e nelle Commissioni: “Ne discuteremo in Parlamento”.

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