Scontri e violenze in Bolivia: l'opposizione contesta la rielezione di Morales
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Scontri e violenze in Bolivia: l'opposizione contesta la rielezione di Morales

Il presidente uscente davanti con il 46,94% davanti all'avversario di centro-destra con il 37,01%. Ma i manifestanti denunciano brogli mentre il governo ipotizza un tentativo di golpe

Evo Morales
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23 Ottobre 2019 - 20.35


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L’America latina è una polveriera. Cile, Ecuador, Venezuela e ora Boligia: continuano in Bolivia le proteste contro il presidente Evo Morales, accusato di brogli alle elezioni di domenica scorsa. Un appello allo sciopero ha avuto vasto seguito in almeno sette dei nove distretti del paese, dove hanno incrociato le braccia i lavoratori dei trasporti pubblici, alcuni mercati sono rimasti chiusi e molti studenti non si sono presentati a scuola, riferisce il quotidiano El Deber.

Lo sciopero è stato accompagnato da manifestazioni di protesta e blocchi stradali. A Santa Cruz vi sono stati diversi feriti in scontri fra sostenitori e avversari di Morales.

Arrivata al terzo giorno, la protesta continua mentre si attendono i risultati definitivi delle elezioni. Secondo i risultati ufficiali, con quasi il 97% dei voti scrutinati, Morales ha ottenuto il 46,94% contro il 37,01% del suo avversario di centro destra, l’ex presidente Carlos Mesa.

Primo presidente di origine indigena della Bolivia, in carica da tre mandati, il presidente di sinistra Morales ha bisogno di un vantaggio di almeno dieci punti sull’avversario per vincere al primo turno senza andare al ballottaggio. Ieri si è detto certo di aver ottenuto una quarta vittoria consecutiva e ha bollato le proteste come “un tentativo di colpo di stato della destra con appoggio internazionale”.

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L’Organizzazione degli Stati Americani (Oas) ha intanto raccomandato il ballottaggio anche se Morales otterrà un vantaggio del 10%. La Chiesa cattolica boliviana ha lanciato un appello ai manifestanti perché evitino violenze. Il presidente della Conferenza episcopale, Ricardo Centellas, che si trova a Roma, ha affermato che vi sono “evidenti segni di frode” nel voto e chiesto di andare al ballottaggio.

Mesa ha accusato di brogli le autorità elettorali, dopo che il conteggio iniziale dei voti, che indicava il ballottaggio, è stato sospeso. Dopo la ripresa dello scrutinio il risultato si è orientato verso la possibile vittoria di Morales al primo turno. Il vicepresidente della Commissione elettorale della Bolivia, Antonio Costas, si è dimesso per protesta.

La Costituzione boliviana vietava a Morales di correre per un quarto mandato da presidente. Un referendum nel 2016 per togliere questo limite era stato bocciato dagli elettori. Tuttavia Morales è riuscito lo stesso a candidarsi, dopo che la Corte costituzionale si è pronunciata a suo favore, affermando che negargli la candidatura sarebbe stata una violazione dei suoi diritti umani.

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