È boom di richieste di passaporti irlandesi nel Regno Unito, sullo sfondo dei timori per le incognite della Brexit. Come racconta Simona Zecchi di Euronews: e non da oggi, ma almeno dal 2018: secondo quanto registra il governo irlandese. I sudditi di Sua Maestà, in coda per ottenere la seconda cittadinanza in Paesi dell’Unione europea, e soprattutto a Dublino, sono tanti: in gioco c’è la libertà di movimento all’interno dell’Unione, ma non solo.
Secondo Jessica Hardy, una imprenditrice inglese con passaporto irlandese, l’equazione viaggio=libertà di movimento (e di fare business) è dirimente.
Andando un pò a scavare sulle richieste pervenute all’ambasciata di Dublino, queste si erano già fatte pressanti nel 2016 subito dopo il referendum (giugno): fino al 2018 si erano registrate già 150mila invii (Fonte Times 2018).
Secondo Helen McEntee, ministra irlandese per gli Affari europei: “Un passaporto irlandese garantisce la cittadinanza e il che vuol dire che sei ancora un membro dell’Unione europea. Dobbiamo ricordare che un numero sostanziale di persone, di fatto, nel Regno Unito non ha votato per uscire dall’Unione, e uscire significa perdere molti diritti e privilegi che derivano dall’essere parte dell’Unione europea”.
“Le principali ragioni per ottenere un passaporto irlandese – dice Hardy- fanno soprattutto riferimento alla libertà di viaggiare in Europa in ognuno degli Stati membri, per potervi lavorare liberamente. Dal punto di vista del business in sé, la questione sanitaria è fondamentale: la mia compagnia energetica i miei clienti in Europa, con cui interagiamo ininterrottamente, per poter continuare a farlo dobbiamo essere tutelati da un’assistenza sanitaria gratuita negli Stati europei”
Intanto un dato rilevante: negli ultimi 4 anni – secondo quanto dichiara il dipartimento degli affari esteri iralndese – sono state ricevute circa 900mila richieste e sono 835mila quelle provenienti dal Regno Unito. E’ una tendenza che sembra destinata a crescere sin tanto che la questione Brexit, le cui dinamiche negoziali non termineranno con la separazione dagli altri 27 Stati, domani 31 gennaio, anzi, rimarrà un fattore in sospeso.