Le fregate da vendere all'Egitto valgono più di un ragazzo ucciso e torturato
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Le fregate da vendere all'Egitto valgono più di un ragazzo ucciso e torturato

Garantire l’approvvigionamento di armi a quel paese l’Egitto ci fa perdere credibilità, oltre a essere in contrasto con gli impegni assunti da governo e parlamento per la la verità sulla morte di Giulio Regeni

Regeni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Febbraio 2020 - 16.09


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Bruxelles batte un colpo. Il Servizio europeo di azione esterna è “al corrente” del caso di Patrick George Zaki, il giovane egiziano che studia in Italia arrestato al Cairo, ed è pronto a “sostenere” le autorità italiane. Lo ha detto il portavoce del Servizio europeo di azione esterna, Peter Stano. “Siamo al corrente di questo caso. Lo stiamo verificando con i nostri funzionari al Cairo”, ha spiegato il portavoce.  “L’Ue sta cercando di stabilire tutti i fatti, e se sarà necessaria un’iniziativa l’Unione sosterrà in pieno le autorità italiane. Decideremo sulla base della valutazione dei fatti che cosa è successo”, ha affermato Stano. “In generale – ha aggiunto il portavoce – posso dire che l’Ue segue le questioni che riguardano i diritti umani molto da vicino, e continuiamo a sollevarle con i nostri partner egiziani, e appena avremo abbastanza informazioni solleveremo anche questa”.

Gli stessi aguzzini

“Patrick è stato arrestato per i suoi studi in Italia. Chissà che paranoia si sono costruiti. A prenderlo è stata la Sicurezza nazionale, il servizio segreto civile, lo stesso coinvolto nel sequestro, tortura e omicidio di Giulio, e che ha cinque ufficiali indagati per questo dalla procura di Roma. Lo hanno interrogato con metodi che, purtroppo, conosciamo bene. Le torture. E gli chiedono il perché del suo viaggio in Italia, perché studiasse da voi e che cosa facesse nel vostro Paese”. Così Mohamed Lotfy, avvocato della famiglia Regeni, in un’intervista a Repubblica sul caso di Patrick Zaky. 
 “L’omicidio di Giulio continua a essere un’inaccettabile spina nel fianco per il nostro governo e, in qualche modo, ci sono anche delle analogie con l’arresto di Patrick: sono studenti in un Paese in cui la cultura fa molta paura”, dice Lotfy.

Bologna in piazza

“Noi abbiamo bisogno che questa persona sia liberata”., afferma  Virginio Merola, sindaco di Bologna, in merito allo studente egiziano dell’Alma Mater Patrick George Zaki. “Non riteniamo possibile, noi che siamo uno Stato di diritto, che delle persone siano detenute e torturate perché’ hanno idee diverse dal regime attualmente al potere. E’ una battaglia di civiltà   – prosegue il primo cittadino – e poi è  un nostro studente. Giù le mani da Bologna, qui siamo per la dignità delle persone e cerchiamo di farla rispettare ovunque. Non possiamo assistere passivamente al fatto che i diritti umani vengano sistematicamente calpestati”, ha concluso.

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Dopo la mobilitazione di ieri in piazza Maggiore promossa da Amnesty International, questa volta sono gli studenti dell’Alma Mater ad organizzarsi, in un presidio alle 18 in piazza Scaravilli. “Crediamo che, alla luce di questo contesto, sia oggi necessario che la comunità accademica dell’Università di Bologna, in primis, e di tutti gli altri Atenei d’Italia, si unisca al fine di rivendicare e ottenere verità e giustizia per Zaky”, scrive Link, il collettivo studentesco promotore dell’iniziativa. L’invito alla mobilitazione è aperto a tutta la comunità accademica: ricercatori, dottorandi, docenti e personale tecnico e amministrativo. L’obiettivo è chiedere l’attivazione del ministero degli Esteri, al fine di ottenere la liberazione immediata da parte del governo egiziano di Patrick Zaky, il ritiro dell’ambasciatore italiano in Egitto, l’interruzione da parte del Governo italiano di ogni rapporto economico e militare con l’Egitto, la presa di posizione del ministero dell’Università “contro questo attacco alla libertà della ricerca”.

Un tweet del ministero dell’Interno egiziano ha confermato che Patrick George Zaki, attivista che studia all’Università di Bologna, è stato arrestato su mandato della Procura generale e posto in custodia cautelare per 15 giorni. Riferendosi a “informazioni pubblicate su qualche sito sospetto delle reti sociali”, il dicastero ha smentito che Patrick sia italiano e ha affermato che ha “nazionalità egiziana”.
”Il mio Ministero si è subito attivato insieme all’università di Bologna per ricostruire la situazione dello studente Zaky. Lo studente è stato selezionato nell’ambito di un master europeo tenuto da università di diversi paesi. Insieme al Ministro Di Maio stiamo operando tramite i canali diplomatici per reperire informazioni certe e trasparenti e verificare la situazione in maniera accurata nel rispetto dei diritti della persona”. Lo dice Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca scientifica.

Tra i primi a mobilitarsi via twitter – c’è la capogruppo Pd in commissione Esteri alla Camera, Lia Quartapella: «Patrick George è uno studente di una università italiana. Presenterò una interrogazione per chiedere se il governo italiano ha chiesto informazioni sulle ragioni dell’arresto e se ha protestato». «Dopo la denuncia di Amnesty il governo italiano e le autorità accademiche dell’ateneo bolognese intervengano con decisione nei confronti del governo egiziano per l’arresto del giovane egiziano studente dell’università di Bologna. Arresto avvenuto sicuramente per il suo impegno a difesa dei diritti umani», attacca Nicola Fratoianni, esponente di Sinistra Italiana-Leu.

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Torturato

Secondo quanto ricostruito da attivisti egiziani, Zaki, che sarà detenuto per almeno 15 giorni, che è stato manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, uno degli oppositori del presidente al-Sisi, è stato fermato all’aeroporto del Cairo, appena atterrato. Dopo lunghe ore di interrogatorio è stato condotto davanti a un giudice sabato mattina. L’arresto è avvenuto in esecuzione di mandato di cattura emesso il 23 settembre 2019, secondo quanto affermano le autorità locali, ma è l’ong Egyptian Center for Economic & Social Rights (Epr) a indicare le accuse: “diffusione di notizie false, promozione del terrorismo e diffusione di dichiarazioni che disturbano la pace sociale”.Zaki, prosegue la Ong, è stato “picchiato, sottoposto a scosse elettriche, minacciato e interrogato su varie questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo”. Nel comunicato pubblicato sul sito web dell’ong per cui Patrick George Zaki lavora, si raccontano le ultime ore del giovane che è stato fermato venerdì  mattina all’aeroporto del Cairo al suo rientro dall’Italia.”Patrick, che studia per un diploma post-laurea a Bologna, rientrava in Egitto per un breve soggiorno presso la famiglia quando è stato preso in custodia dalle forze di sicurezza della National Security Investigations (Nsi) all’aeroporto del Cairo ed è scomparso per le successive 24 ore”.

È stato tenuto “brevemente in aeroporto, poi trasferito in una qualche struttura della Nsi prima di essere trasferito negli uffici Nsi a Mansoura, circa 120 chilometri a nord-est del Cairo. Durante queste 24 ore, secondo i suoi avvocati è stato picchiato, sottoposto a scosse elettriche, minacciato e interrogato su varie questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo”. Sempre secondo i suoi avvocati, “gli è stato presentato un rapporto della polizia che afferma falsamente che è stato arrestato ad un posto di blocco nella sua città natale, in virtù di un mandato emesso nel settembre 2019. Patrick ha lasciato il Paese nell’agosto 2019 per iniziare i suoi studi, e questo è il suo primo rientro da quella data”. L’ong Eipr chiede la sua immediata liberazione e “la fine delle continue vessazioni e detenzioni arbitrarie di attivisti dei diritti umani, rappresentanti della società civile e giornalisti. 

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Fregate d’Egitto

L’Italia si accingerebbe a vendere due Fregate all’Egitto, nel quadro di un programma di forniture militari che varrebbe 9 miliardi di euro. Le navi, già pronte nei nostri cantieri per la Marina Militare, sarebbero a questa sottratte per essere date all’Egitto in pronta consegna. Altre da cantierare sarebbero consegnate in un secondo momento, assieme ad un certo numero di elicotteri. i tratta dello “Spartaco Schergat” e dell'”Emilio Bianchi”. La prima arrivata presso il Muggiano nel gennaio 2019 e ormai prossima a prendere il mare nei mesi a venire, la seconda appena terminata per la parte strutturale e in procinto di iniziare i lavori di allestimento nel golfo.
Si tratta della nona e decima unità del programma per una fregata europea multi missione sviluppato insieme alla Francia, che a sua volta nel 2015 ha ceduto il suo Normandie all’Egitto. La notizia della possibile commessa, ha presto raggiunto Parigi , definita “uno schiaffo” dal quotidiano La Tribune che sottolinea gli storici rapporti con Il Cairo. Nell’operazione, di cui si starebbero definendo gli aspetti tecnico-finanziari, ci sarebbe il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti.

“Garantire l’approvvigionamento di armi a un Paese come l’Egitto ci fa perdere credibilità, oltre a essere in aperto contrasto con gli impegni assunti da governo e parlamento sulla ricerca della verità”, annota Erasmo Palazzotto (Leu), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni.

“Il governo italiano sta facendo approfondimenti tecnici per decidere se vendere all’Egitto due fregate militari della nostra Marina – dice Lia Quartapelle, – Servono però valutazioni politiche”. Valutazioni che tardano a determinarsi. Evidentemente, al di là delle chiacchiere, la “diplomazia degli affari” annulla quella dei diritti umani.

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