Soldi in cambio di diritti: è su questo principio che si basa il memorandum Italia-Libia, la cui bozza integrale è stata ottenuta in esclusiva da Avvenire. Nel testo “si parla di diritti, ma con la lingua dei soldi”, sintetizza il quotidiano della Cei, che denuncia un’operazione di cosmesi sugli orrori dei centri di detenzione libici. Quelli che l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha chiamato veri e propri “campi di concentramento”, nella bozza di Roma diventano addirittura “centri di accoglienza”. Di torture, abusi, stupri, riduzione in schiavitù non si parla mai.
Nel testo di 7 pagine si riconosce che il traffico di esseri umani, insieme a quello di armi e petrolio, sia una fonte di entrate per intere aree del Paese, perciò viene proposto di “avviare programmi di sviluppo, attraverso iniziative capaci di creare opportunità lavorative ‘sostitutrici di reddito’ nelle regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione irregolare, traffico di esseri umani e contrabbando”. Tradotto in euro, vuol dire almeno 800 milioni nei prossimi anni, cifra che non si rinviene nei documenti ufficiali ma circola con insistenza alla Farnesina e al Viminale.
Soldi che l’Italia sborserebbe in cambio del mantenimento di alcuni impegni da parte del governo di Tripoli, tra cui il “rilascio di donne, bambini e altri individui vulnerabili dai centri e alla chiusura di quei centri che, in caso di ostilità, siano più direttamente esposti al rischio di essere coinvolti nelle operazioni militari”.
Tripoli per ora prende tempo: ieri in una visita a sorpresa il ministro Di Maio ha incontrato il premier al Sarral e il ministro dell’Interno libico Bashaga. “L’idea di reinsediare migranti è respinta e inammissibile per i libici come qualsiasi altra questione che tocchi la sovranità libica”, si è limitato a dire Bashaga a Di Maio, secondo quanto riferito dall’ufficio stampa del ministro libico, che ha tuttavia assicurato “ogni sforzo nella lotta alla migrazione illegale” e invitato a considerare che “la soluzione comincia a sud della Libia, nei Paesi africani dove la povertà obbliga i suoi abitanti a cercare una vita dignitosa in Europa”.
Oggi Di Maio è in missione a Bengasi, dove avrà un incontro con il generale Khalifa Haftar. Al centro del tavolo la questione petrolifera, dopo il blocco dei pozzi imposto dall’uomo forte della Cirenaica meno di un mese fa, alla vigilia della Conferenza di Berlino. Il memorandum, intanto, resta in fase di studio a Tripoli, che oggi seguirà con attenzione le mosse di Di Maio in Cirenaica.
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