Lacrimogeni sui profughi, Atene accusa Ankara: "Sta aiutando i profughi a rompere le recinzioni"
Top

Lacrimogeni sui profughi, Atene accusa Ankara: "Sta aiutando i profughi a rompere le recinzioni"

Nuovi scontri al confine tra Turchia e Grecia, dove continuano a essere accampati migliaia di migranti che cercano di entrare nell’Ue.

Profughi colpiti dai lacrimogeni
Profughi colpiti dai lacrimogeni
Preroll

globalist Modifica articolo

6 Marzo 2020 - 09.46


ATF

 La polizia di frontiera di Atene ha sparato gas lacrimogeni e getti di cannoni ad acqua contro gruppi di persone che cercavano di oltrepassare la frontiera, mentre gli agenti turchi hanno risposto con lacrimogeni lanciati verso il lato greco. Lo riferiscono media locali. 

I migranti hanno risposto ai respingimenti con lanci di pietre. Fonti governative greche accusano la Turchia di aver compiuto “attacchi coordinati” per “aiutare i migranti ad attraversare la recinzione sulla linea di confine”. Atene denuncia inoltre che Ankara avrebbe fornito ai profughi utensili per tagliare o danneggiare le recinzioni. Stamani, si segnala lo sgombero di alcuni accampamenti di migranti, trasferiti su alcuni autobus. Non è ancora chiaro tuttavia se si tratta di uno spostamento lungo il confine o se le autorità di Ankara abbiano iniziato ad allontanarli progressivamente dalla frontiera, una settimana dopo aver annunciato che non li avrebbero più fermati se avessero voluto recarsi in Europa. 

Intanto a Idlib. Un cessate il fuoco monitorato da Russia e Turchia, con un corridoio “di sicurezza” ampio 12 chilometri ma senza un’area a garanzia dell’incolumità delle migliaia di profughi costretti a lasciare le proprie case nelle ultime settimane, è entrato in vigore nella notte nella provincia siriana di Idlib, dopo l’accordo tra Mosca e Ankara.

Leggi anche:  Siria, storia di un bimbo cresciuto nei lager di Assad: "Non sa cos'è un albero"

A confermarlo sono state oggi più fonti, tra le quali l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo di monitoraggio con base a Londra e una rete di contatti mediorientali, che ha riferito di “una calma relativa”. La tregua era stata annunciata ieri sera a Mosca dopo sei ore di colloquio tra i presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.

L’entrata in vigore del cessate il fuoco era previsto per la mezzanotte. Stando all’accordo, il corridoio “di sicurezza” si estende per sei chilometri a nord e sei a sud dell’autostrada M4 che collega le città di Aleppo e Latakia, entrambe controllate dalle forze del governo del presidente siriano Bashar al Assad. Previsti pattugliamenti congiunti russo-turchi, a partire dal 15 marzo, ma non il ritiro delle unità dell’esercito di Damasco avanzate nell’area nei giorni scorsi. L’offensiva, sostenuta dall’aviazione di Mosca, era rivolta anche contro gruppi ribelli sostenuti da Ankara. Nei combattimenti dei giorni scorsi erano rimasti uccisi non solo civili e miliziani siriani ma pure decine di soldati turchi.

Leggi anche:  Siria: i curdi denunciano il rischio che nel caos del dopo Assad possa tornare lo Stato Islamico
Native

Articoli correlati