La Serbia è uno di quei paesi dove l’emergenza Coronavirus si è tradotta in un disinteressato invito del Governo a non uscire di casa rivolto agli over 65, ma niente di più: le persone circolano per le strade e nulla sembra essere cambiato. Ma nel paese l’aria era pesante già da prima.
Lo scorso 8 marzo, davanti al palazzo del Govermo di Belgrado, circa 200 persone si sono radunate per urlare slogan razzisti e identitari come “La Serbia ai serbi” e “Se lo stato e la polizia non possono proteggere lo stato, lo faremo noi”. Si chiedono “recinti per i migranti” e “libertà per i cittadini”. Centro delle rimostranze sono i profughi afghani fuggiti da un paese in cui la guerra, nel 2019, ha fatto strage di civili.
Il Governo ha riservato delle norme anti Covid-19 solo ai migranti, intimando loro di non uscire dai centri di accoglienza. Trattandoli, insomma, come untori. Come se non bastasse, un gruppo di estrema destra, il Dveri, ha iniziato a postare video sui social di ‘ronde di cittadini’ che impongono un coprifuoco ai migranti ‘sorpresi’ a girare di notte per le città serbe. Lo stesso movimento, dall’inizio dell’anno, accusa il governo di fare accordi segreti con l’Ue per accogliere migranti.
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