Il “Dittatore” di Budapest non scandalizza i suoi sodali a Bruxelles. E ciò la dice lunga sullo stato comatoso dell’Europa. Ai piedi dell’autocrate magiaro: Viktor Orbán.
Non una parola del presidente dei Popolari europei Donal Tusk che si limita a dire che “Orbán è un amico ma non condivido i valori che rappresenta”. Quindi rimane sospesa l’appartenenza dei suoi 13 europarlamentari al gruppo di Strasburgo: è congelata dal marzo 2019 proprio per la mancanza del rispetto dei valori fondamentali dell’Unione. A fare precipitare i rapporti erano state le parole del premier magiaro contro la Commissione Ue e in particolare gli attacchi diretti e personali all’allora presidente della Commissione Junker. Furono in molti a chiedere la sua espulsione, ma ad evitare che ciò accadesse scesero in campo Silvio Berlusconi, i Popolari spagnoli, i francesi di Les Republicains e la destra della Cdu tedesca nonchè la Csu bavarese. Anche oggi Berlusconi difende “l’amico Viktor”.
Il Cavaliere e l’”amico Viktor”
Il Cavaliere fa presente che quei poteri gli vengono conferiti dal Parlamento eletto in maniera democratica dal popolo ungherese che riconosce al proprio premier la capacità di fare il bene del suo Paese. In fondo Orbán, sostiene l’ex premier, difende gli interessi del suo Paese. Il fatto di governare l’emergenza ricorrendo ai decreti “non è dissimile a quello che sta facendo il governo italiano. Tutte le cose più importanti sono state decise, comprese le giuste limitazioni alla libertà di movimento degli italiani, sono state stabilite con decreti del presidente del Consiglio. I Dpcm non devono passare nemmeno al vaglio del Parlamento”. “La Commissione europea sta valutando le misure di emergenza adottate dagli Stati membri in relazione ai diritti fondamentali. In particolare per il caso della legge votata oggi (ieri, ndr) in Ungheria sullo stato d’emergenza e le nuove sanzioni penali per la diffusione di informazioni false”. Così il commissario europeo per la Giustizia e lo Stato di diritto Didier Reynders, su Twitter.
Anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini difendono Orban con gli stessi argomenti. Con la differenza che Berlusconi sta facendo di tutto per evitare che Orbán lasci il Ppe, mentre gli altri due leader del centrodestra non vedono l’ora che ciò accada. Salvini e Meloni aspettano Orbán con le braccia aperte. E il premier magiaro è molto tentato di sbattere la porta in faccia ai Popolari che al Parlamento europeo hanno di recente votato a favore di una risoluzione che chiede di proseguire con la procedura di infrazione contro l’Ungheria per violazione dei valori della Ue. Allora può succedere che un minuto prima di essere espulso dal partito e dal gruppo Ppe, sia lo stesso Orbán a fare le valige e salutare tutti.
Nuove alleanze
Sembra proprio andare in questa direzione la lettera che il premier ungherese ha mandato in questi giorni a tutti i leader Popolari (ce l’ha sul tavolo pure Berlusconi) per criticare Tusk e la sua gestione politica, dopo che il 4 febbraio scorso il Ppe ha deciso di prolungare la sospensione di Fidesz. A quel punto può succedere che si formi un unico gruppo parlamentare a Strasburgo di sovranisti e nazionalisti formato dai Conservatori, di cui fanno parte i polacchi di Kaczynski e gli esponenti di Fratelli d’Italia, e i leghisti di Identità e Democrazia. Il nuovo gruppo, che sarebbe il terzo per numero di iscritti, potrebbe chiamarsi Conservatori e Identitari. Orban considera il Ppe troppo spostato verso posizioni liberali (“si sta indebolendo e spostando verso posizioni centriste e liberali”)..
Ursula avverte ma non decide
“Eventuali misure devono essere limitate al necessario, proporzionate e soggette a controllo. La Commissione europea seguirà da vicino la loro applicazione“. L’avvertimento arriva dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ed è diretto all’Ungheria del “Dittatore” di Budapest. Von der Leyen ha inoltre sottolineato che “è della massima importanza che le misure di emergenza” adottate dai governi Ue per il coronavirus “non vadano a scapito dei nostri valori fondamentali. La democrazia – ha aggiunto – non può funzionare senza media liberi”, facendo riferimento al controverso passaggio della legge che prevede fino a cinque anni di carcere per chi diffonde fake news, oltre a pene fino a otto anni di carcere per chi non rispetta il confinamento. “Rispetto della libertà di espressione e certezza del diritto sono essenziali”, ha concluso la presidente della Commissione mentre il portavoce del governo Ue, Eric Mamer, ha precisato che l’Esecutivo presenterà un meccanismo sullo stato di diritto, come annunciato nei mesi scorsi.
Ma non c’è solo lui a insidiare i valori fondamentali dell’Europa: “Proprio come Fidesz in Ungheria, il PiS in Polonia sta usando la crisi del Coronavirus per minare lo stato di diritto. Non dobbiamo lasciarli fare”, ha twittato l’eurodeputato belga Guy Verhofstadt di Renew Europe. “Anche in tempi di crisi, l’Europa è una famiglia di democrazie che rispettano lo stato di diritto”.
Annota su Internazionale Pierre Haski, direttore di France Inter: “Cosa può fare l’Unione? La risposta breve è “non molto”. Quella tra Orbán, lo stato di diritto e l’Unione europea è una lunga storia, e il leader ‘illiberale’ (una descrizione accettata dallo stesso Orbán) non è nuovo alle distorsioni delle regole del diritto europeo. L’indipendenza della magistratura, le leggi sociali, la libertà di stampa, lo storno di fondi comunitari, il rispetto delle minoranze e dei migranti… tutti questi temi avevano già complicato i rapporti tra l’Ungheria e Bruxelles. L’Unione europea ha avviato una procedura contro Budapest sulla base di un rapporto secondo cui ‘in Ungheria i normali strumenti democratici non funzionano più. La procedura può provocare la sospensione del versamento di quegli aiuti che l’Ungheria incassa di buon grado pur accusando Bruxelles di essere ‘la nuova Mosca’ Orbán, in ogni caso, sa di poter contare sul sostegno della Polonia per impedire l’unanimità necessaria per far scattare le sanzioni contro il suo Paese…”. Per concludere così: “È evidente che oggi, con una pandemia che mette in ginocchio le economie europee e crea una situazione eccezionale, l’Europa ha ben altre priorità rispetto a Orbán. Ma una volta superata l’epidemia e ripristinato a tutti gli effetti lo stato di diritto, l’Unione potrebbe ancora tollerare una violazione così evidente dei suoi valori fondanti? Un atteggiamento rinunciatario aprirebbe le porte ad altre derive autoritarie in Europa: un club che non fa rispettare le sue regole perde di credibilità”.
Pochi a Bruxelles hanno alzato la voce contro l’autocrate di Budapest. Tra chi non tace c’è commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, Dunja Mijatovic, che ha precisato come l’emergenza coronavirus non giustifichi la limitazione dei poteri di Parlamento e magistratura che il governo ungherese intende mettere in campo.”La proposta di legge T/9790 legata all’emergenza coronavirus che il Parlamento ungherese sta esaminando darebbe ampi poteri al governo di legiferare attraverso decreti senza una chiara limitazione temporale e garanzie”, ha scritto in un tweet la commissaria. “Anche durante un’emergenza è necessario osservare la Costituzione, assicurare che il Parlamento e la magistratura possano continuare a esaminare le decisioni prese e garantire il diritto all’informazione”, ha sottolineato Mijatovic.
Espellere l’Ungheria del dittatore Orbán. Se l’Europa ha ancora una coscienza democratica, è il momento di mostrarla.