Reporter Senza Frontiere ha segnalato che in Turkmenistan ai media statali è stato vietato di utilizzare la parola Coronavirus. Inoltre, secondo quanto raccontano i corrispondenti di Radio Free Europe, nella capitale Aşgabat chi parla del virus viene disperso dalla polizia, che può anche arrestare chi indossa la mascherina.
Negli ospedali ci si riferisce al coronavirus con i termini ‘la malattia’ o ‘l’infezione respiratoria’. Nonostante questo, Aşgabat non sta in realtà sottovalutando il problema. La città è stata chiusa e gli spostamenti sono fortemente controllati, ciononostante il governo centrale – una dittatura a guida di Gurbanguly Berdimuhamedow mascherata da repubblica presidenziale – non vuole che si parli della pandemia.
In tutta quell’area geografica (Turkmenistan, Afghanistan, Uzbekistan e Kazakistan) i contagi da coronavirus ufficiali sono molto pochi, ma vista la censura imposta si sospettano molti più casi che semplicemente non vengono dichiarati. Anche perché è altamente improbabile che l’Iran, uno dei paesi più colpiti al mondo con Italia e Cina, conti decine di migliaia di morti mentre il Turkmenistan, che condivide con l’Iran decine di chilometri di confine, non abbia neanche un morto, sempre secondo le stime ufficiali.
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