Ora Boris Johnson si ritrova in debito di vita del servizio sanitario nazionale, che lui stesso ha contribuito a mettere in ginocchio quando ha annunciato che non avrebbe applicato nessuna misura per contenere il Coronavirus. Questo ovviamente prima di ammalarsi lui stesso: “È difficile trovare le parole per esprimere il debito di gratitudine verso il sistema sanitario nazionale per avermi salvato la vita” ha detto Johnson una volta dimesso dopo un ricovero di sette giorni in terapia intensiva.
“È grazie alla loro devozione, senso del dovere ed amore che il nostro sistema sanitario è imbattibile”, ha aggiunto ringraziando per nome tutti i componenti dello staff medico che lo ha seguito, comprese due infermieri, della Nuova Zelanda e del Portogallo, che sono stati per 48 al capo del suo letto “quando le cose potevano andare in entrambe le direzioni”.
È sicuramente una buona notizia che Boris Johnson sia velocemente migliorato. Non ci si può però esimere dall’augurarci che questa esperienza gli serva di lezione: è stato il primo politico a manifestare pubblicamente la volontà di non agire per contenere il coronavirus, provocando di fatto decine di migliaia di morti che si sarebbero potuti evitare e mettendo in ginocchio il sistema sanitario inglese. E tanti, ricoverati come lui, non sono stati così fortunati da poter contare su un letto assicurato in base alla carica politica, morendo in casa.
It is hard to find the words to express my debt to the NHS for saving my life.
The efforts of millions of people across this country to stay home are worth it. Together we will overcome this challenge, as we have overcome so many challenges in the past. #StayHomeSaveLives pic.twitter.com/HK7Ch8BMB5
— Boris Johnson #StayHomeSaveLives (@BorisJohnson) April 12, 2020
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