Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il mese scorso aveva chiesto al primo ministro indiano Narendra Modi un aiuto per affrontare la grave carenza di paracetamolo in diversi paesi dell’Ue.
Che diversi Paesi europei avessero problemi ad assicurarsi forniture adeguate dei medicinali necessari ai malati di Covid-19 era già emerso da una lettera inviata alle associazioni delle industrie farmaceutiche europee dalla commissaria alla Salute Stella Kyriakides. In quella lettera, del 27 marzo (gli stessi giorni del collegio), si invitavano le industrie ad aumentare la produzione in Europa di farmaci utilizzati per trattare i malati di Covid-19, con la massima urgenza.
La situazione delle forniture di farmaci basilari come il paracetamolo ha destato la preoccupazione della Commissione: durante la discussione relativa alla situazione del mercato interno, riporta il verbale, è stata sottolineata “la necessità di rimediare alla carenza di paracetamolo in alcuni Stati membri, rimuovendo le restrizioni all’export introdotte da un certo numero di Paesi terzi e l’importanza dei contatti ad alto livello per ottenerlo”.
Contatti ad alto livello che ci sono effettivamente stati: alla fine della discussione nel collegio, von der Leyen ha informato i commissari di essersi “incontrata direttamente con il primo ministro indiano Narendra Modi, per discutere la rimozione delle restrizioni imposte dall’India alle esportazioni di parecetamolo, in modo che l’Unione Europea possa beneficiare ancora di questa fonte di approvvigionamento”.
Il paracetamolo è un antidolorifico e antifebbrile, usato in centinaia di farmaci da banco e da prescrizione. È utilizzato, in combinazione con altri principi attivi, per produrre medicinali utilizzati per trattare le allergie, la tosse, il raffreddore, la febbre e l’insonnia. La produzione mondiale di parecetamolo è molto concentrata in Cina ed India: i due Paesi contano insieme per quasi l’84% dell’output globale di questa molecola (dato 2016), secondo un recente rapporto di 360 Research. L’India da sola conta per poco meno del 25% della produzione mondiale.
L’India, ha riportato l’Economic Times il 9 aprile, ha poi effettivamente allentato il bando sull’esportazione di paracetamolo e anche sull’idrossiclorochina, spostando le due molecole nella lista dei farmaci autorizzati.
La decisione è arrivata dopo che il presidente Usa Donald Trump aveva minacciato Delhi di rappresaglie se avesse respinto la richiesta di fornire agli States l’idrossiclorochina, una molecola che considera essenziale per combattere la Covid-19 (nella comunità scientifica non c’è consenso sulla sua efficacia).
Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione per la Salute, ha confermato durante il briefing on line con la stampa a Bruxelles che la presidente Ursula von der Leyen “è stata in contatto con il primo ministro Narendra Modi e anche i commissari Philip Hogan (Commercio, ndr) e Stella Kyriakides (Salute, ndr) hanno avuto contatti con le rispettive controparti su questo divieto di esportazione”.
“Grazie a questo dialogo continuo, le restrizioni sono state abolite per 12 molecole e l’India ha annunciato il 17 aprile di aver rimosso il divieto all’esportazione di paracetamolo”, ha concluso il portavoce.
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