La tempesta perfetta e l’apocalisse umanitaria. Siria, Yemen, Libia e le tante guerre dimenticate. A rilanciare l’allarme rosso, in una bella intervista a Paolo Valentino del Corriere della Sera, è l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi.
Chi scrive, ha conosciuto Grandi quando era responsabile dell’Unrwa, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Lo abbiamo incontrato nell’inferno di Gaza, nei campi profughi con le fogne a cielo aperto in Libano. E’ una persona che vive sul campo, a contatto con i disperati della terra.
Per questo, anche per questo, le sue parole hanno un peso enorme. Che dovrebbe scuotere le coscienze dei grandi della Terra, se costoro una coscienza ce l’avessero. Ma così non è. Perché se le armi non hanno smesso di vomitare piombo anche di fronte alla pandemia virale, se l’appello ad un cessate-il-fuoco globale lanciato ormai da settimane dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è caduto nel vuoto, è perché i potenti della Terra non hanno smesso, neanche di fronte al Covid-19, di fomentare guerre per procura, di fabbricare e vendere armi con le quali si perpetuano le stragi di innocenti in Siria, in Yemen, in Libia… La sofferenza al tempo del Coronavirus.
Una sofferenza indicibile che ha il suo epicentro nella martoriata Siria e nel disastrato Yemen. E a pagarne il prezzo più alto sono i più indifesi tra gli indifesi: i bambini. Non hanno ospedali per essere assistiti, né scuole in cui studiare, né case sicure in cui rifugiarsi. Perché ospedali, scuole, case sono stati rasi al suolo in una sporca guerra per procura entrata nel decimo anno. Ed oggi alla tragedia umanitaria si sta per aggiungere una catastrofe sanitaria, dovuta al diffondersi del Coronavirus. E a pagarne il prezzo più alto sono i più indifesi tra gli indifesi: i bambini siriani, che oltre a perdere l’infanzia rischiano ora, a migliaia, di perdere il bene più prezioso: la vita.
Ancora più vergognosi dei silenzi complici dell’Europa di fronte a questa mattanza continua, sono i finti pietismi che si accendono e si spengono a intermittenza quando sulla prima pagina di un giornale, di una televisione, di un sito vengono sparate le immagini, strazianti, di bambini ridotti a scheletri, come se il mondo fosse tornato ai tempi di Auschwitz.
Ma quei bambini morti annegati nel Mediterraneo, o sepolti in fosse comuni nei deserti africani, o fatti a pezzi dalle bombe, non sono una fotografia su cui versare lacrime di coccodrillo. Sono lo specchio che riflette un mondo marchiato dalle ingiustizie, dominato da una finanza che non si fa scrupoli di ridurre alla fame milioni di persone, anche nel “ricco” Occidente. Un mondo in cui è possibile portare avanti la pulizia etnica contro i curdi siriani nel Rojava, assediare da oltre 13 anni due milioni di palestinesi, il 53% sotto i 18 anni, nella Striscia di Gaza, ridurre in macerie interi Paesi – Siria, Yemen e non solo – e interi popoli in una moltitudine di sfollati alla disperata, e spesso vana, ricerca di un rifugio in cui avere salva la vita. Altro che “siamo sulla stessa barca”; altro che “siamo tutti impegnati nella comune guerra al Coronavirus”! Ai tempi della pandemia globale, i mercanti di armi, come i trafficanti di esseri umani, si continuano ad arricchire, e i signori della guerra, con i loro protettori esterni, a dettar legge. Non è una calamità naturale, è la volontà di chi detiene il potere in un mondo dominato dai Trump, dai Putin, dagli Erdogan, dagli al-Sisi, dai Bolsonaro, dagli Orban…
Nell’intervista al Corriere, Grandi ricorda che nel mondo vi sono 70 milioni di rifugiati. Settanta milioni: messi assieme sarebbe tra i primi undici Stati al mondo. Lo Stato degli “invisibili”. Una enormità destinata a crescere, perché le armi non tacciono, perché lo sfruttamento disumano delle grandi multinazionali prosegue, perché la devastazione ambientale è incessante e produce carestia, deforestazione, distruzione dei polmoni verdi del pianeta, come accade in Amazzonia. La tempesta perfetta e l’apocalisse umanitaria prossima ventura hanno responsabili il cui posto più appropriato sarebbe sul banco degli imputati in una “Norimberga” del Terzo Millennio.
Argomenti: covid-19