Un collezionista di gaffe da riempire una enciclopedia. Uno smentitore seriale di se stesso, uno smemorato patentato, come dimostra la vicenda, riporta alla luce da Globalist, del riconoscimento “rimangiato” dello Stato palestinese.
Ma il meglio di sé, Luigi Di Maio, imbarazzante ministro degli Esteri, lo ha offerto nelle sue uscite, dichiarazioni, missioni, in Africa. E’ la storia di “Giggino l’Africano”, forte con i deboli, debole (per non dire prono) con i forti. Sulla Libia, non è il caso di infierire. Il “Furbetto della Farnesina”, oltre a recitare compitini scritti da altri, ha provato a tenere il piede in due staffe, sostenendo, a parole, il Governo di Tripoli, guidato da Fayez al-Sarraj, salvo “flirtare” con il nemico dichiarato di Sarraj, il generale Khalifa Haftar. Risultato? Un fiasco totale.
L’Italia è stata scaricata da tutti e due i contendenti, perché ritenuta inaffidabile, se non doppiogiochista. Sullo Yemen, “Giggino l’Africano” ha giurato solennemente che l’Italia avrebbe posto fine alla vendita di armi, bombe e altro, alla coalizione a guida saudita che, anche con le bombe made in Italy, continua a fare stragi di civili in quel martoriato Paese. Le armi a Riyadh continuano ad essere vendute.
E lo stesso avviene con gli assassini di Giulio Regeni. “Riteniamo gravissimo e offensivo che sia stata autorizzata la vendita di un così ampio arsenale di sistemi militari all’Egitto sia a fronte delle pesanti violazioni dei diritti umani da parte del governo di al- Sisi sia per la sua riluttanza a fare chiarezza sulla terribile uccisione di Giulio Regeni. Chiediamo al Governo di riferire il momento del rilascio di tali autorizzazioni per stabilirne la paternità e comunque di sospendere ogni trattativa di forniture militari in corso finché non sia stata fatta piena luce dalle autorità egiziane sulla morte di Regeni”. E’ questo il commento di Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace ai dati aggregati dell’export militare italiano per il 2019, che le organizzazioni hanno potuto visionare e sono in grado per primi di diffondere e vedono l’Egitto ai vertici della lista di Paesi destinatari.
Ma si sa per “Giggino l’Africano” pecunia non olet (qualcuno glielo traduca). Lui, peraltro, per al-Sisi ha un debole. Tanto da affermare: “Al Sisi ha detto ‘Giulio Regeni è uno di noi’. Credo che visite come queste possano contribuire ad accelerare l’accertamento della verità”. Il Cairo, 29 agosto 2018. Di Maio era in missione ufficiale in qualità di ministro dello Sviluppo economico, Lavoro e politiche sociali, nonché vice presidente del Consiglio, nel Conte I.
L’Egitto, ha sottolineato in quell’occasione Di Maio: “È un Paese che ci è sempre stato amico. Ho avuto la confermato che loro ci vedono come uno dei Paesi più amici”. Le relazioni tra i due Paesi, secondo il ministro, “possono essere un’occasione ulteriore per stabilizzare la situazione in Libia”. Profezia, quest’ultima, rivelatasi una fake. La Libia è in piena guerra totale, e al-Sisi, sostenitore di Haftar, non ci si fila proprio.
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