Palestina, è iniziata l'Intifada diplomatica contro l'annessione israeliana
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Palestina, è iniziata l'Intifada diplomatica contro l'annessione israeliana

Le autorità palestinesi cercano alleanze per respingere il piano del governo Netanyahu di fare piazza pulita di ogni prospettiva di pace giusta.

Il muro di Israele con la Palestina
Il muro di Israele con la Palestina
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28 Maggio 2020 - 15.59


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L’”Intifada diplomatica” è iniziata. E, come anticipato da Globalist, si svilupperà su più livelli: da quelli bilaterali a ogni organismo sovranazionale del quale l’Autorità nazionale palestinese (Anp) è stata ammessa a far parte. In questo contesto, il ministero degli Esteri palestinese ha confermato che avrebbe risposto alle domande della Corte penale internazionale in merito alla decisione di recidere tutti i legami con Israele e lo status degli accordi di Oslo entro la scadenza del 10 giugno.

Intifada diplomatica

Martedì la Corte penale internazionale ha chiesto chiarimenti in merito, in quanto potrebbe avere conseguenze per la sua giurisdizione nelle indagini su presunti crimini di guerra commessi da Israele nei territori palestinesi. Omar Awadallah, capo del dipartimento del ministero degli Esteri per gli affari delle Nazioni Unite, ha affermato che la decisione dell’Anp  non dovrebbe avere un impatto sul tribunale internazionale, in quanto non influisce sullo status della Palestina come uno stato all’interno dei confini del 1967, riconosciuto dalla maggior parte dei paesi del mondo e con lo status di osservatore presso le Nazioni Unite dal 2012.

Secondo i trattati internazionali, i palestinesi hanno il diritto di dichiarare di essere liberi da obblighi contrattuali o di congelare gli accordi, ha affermato Awadallah, aggiungendo che questa sarebbe la posizione presentata all’Icc come parte della loro risposta.

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Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha detto agli ambasciatori degli stati arabi durante una riunione nel suo ufficio di Ramallah, avvenuta ieri, che il suo governo, sotto la guida di Mahmoud Abbas, è determinato a prendere la sua decisione. “L’Autorità Palestinese ha iniziato ad attuare questa decisione sul terreno cessando il suo coordinamento con Israele a tutti i livelli”, ha affermato . “Israele ha risposto prendendo provvedimenti volti a sventare il piano dell’Anp “. Shtayyeh ha accolto con favore le reazioni internazionali e la posizione assunta dagli Stati arabi, che hanno espresso la loro opposizione all’annessione. Ha invitato la comunità internazionale ad andare oltre e fare pressione su Israele.

L’ambasciatore marocchino presso l’Anp, Mohammed al-Hamzawi, ha affermato che l’annessione avrebbe distrutto la soluzione a due stati e destabilizzato la regione, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese ufficiale.

Da fonti autorevoli palestinesi e da diplomatici occidentali di stanza in Israele, Globalist  ha appreso che, a seguito di colloqui con gli Stati membri della Lega araba e con i rappresentanti dei paesi europei, l’Anp  ritiene che l’attuazione del piano di annessione incoraggerebbe altri Stati a prendere misure analoghe. Hanno avvertito dell’intenzione dell’Iran di annettere isole nel Golfo Persico, o delle rivendicazioni storiche della Turchia su parti di Cipro. “Il mondo, compresi gli stati arabi, deve leggere correttamente la mappa. Una luce verde dalla Casa Bianca a Israele incoraggerà comportamenti simili da parte di altri stati, il che potrebbe portare a un’escalation”, dice a Globalist la fonte di Ramallah.

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Roma batta un colpo

L’”Intifada diplomatica” investirà anche l’Italia. L’obiettivo è quello di far esprimere il governo contro il piano di annessione israeliano che, negli intendimenti del premier Benjamin Netanyahu, dovrebbe avviare la sua realizzazione il prossimo 1° luglio. Contatti informali sono stati avviati con Palazzo Chigi e la Farnesina, anche sulla base della lettera che settanta parlamentari del centrosinistra e del M5s hanno scritto nei giorni al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendogli di “condannare” lo Stato di Israele per l’annessione di alcuni territori della Cisgiordania. Le deputate e i deputati che hanno sottoscritto la lettera chiedono al premier “non soltanto di condannare nel modo più esplicito la prospettiva del Governo israeliano, ma anche di adoperarsi attivamente, prima della data dell’1 luglio, in tutte le sedi europee e internazionali, per scongiurarne la realizzazione. Le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per l’intera regione”.

E’ una presa di posizione importante, in un passaggio drammatico per il processo di pace-  ha commentato in esclusiva a Globalist Hanan Ashrawi, più volte ministra dell’Autorità nazionale palestinese ed oggi membro dell’esecutivo dell’Olp -. Il piano di annessione israeliano che dovrebbe prendere avvio il prossimo 1° luglio sancisce la morte del dialogo e della soluzione a due Stati, istituzionalizzerebbe il regime di apartheid in Cisgiordania, farebbe carta straccia delle risoluzioni Onu e della legalità internazionale. In questo scenario – prosegue Ashrawi – è di fondamentale importanza la presa di posizione dell’Europa e dei singoli Governi. La presa di posizione dei parlamentari italiani va in questa direzione”.

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Ora sta al Governo italiano battere un colpo. E il tempo stringe: rinvii o silenzi avrebbero l’acre sapore di complicità con il “Governo dell’annessione” di Tel Aviv.

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