Sono ormai quattro anni che le famiglie delle sette vittime del rogo della Thyssen di Torino aspettano che i due manager tedeschi ritenuti corresponsabili dell’incidente, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, vadano in carcere. Non è ancora successo, e oggi arriva un’altra doccia fredda: i due manager avrebbero addirittura chiesto la semilibertà.
Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage, è furibondo: “Questa sentenza – ha detto al microfono di Cristina Giordano – si sta tramutando in una barzelletta. Io non sentirò più la voce di mio figlio, i suoi baci. Sono degli assassini, ma come fanno?”.
Espenhahn e Priegnitz erano stati condannati dalla giustizia italiana nel 2016 rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e 6 anni e 3 mesi. l tribunale di Essen aveva ridotto le pene a cinque anni, il massimo previsto per questa fattispecie dalla legge tedesca. E da allora non si era mosso più niente. E i due nel mentre avevano ripreso a lavorare.
In vista dell’ordine di arresto, che secondo quanto dichiarato dalla portavoce del tribunale di Hamm potrebbe arrivare finalmente nelle prossime settimane, i due manager hanno chiesto alla Procura di Essen l’“offener Vollzug”, hanno chiesto di poter uscire di giorno e tornare in carcere solo per dormire. Ma a questo punto è legittimo chiedersi persino se l’ordine di arresto arriverà mai.
Rogo della Thyssen, i due manager tedeschi senza vergogna: ora chiedono la semilibertà
Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz non hanno trascorso in carcere nemmeno un giorno per l'incendio della fabbrica di Torino dove sono morti sette operai
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28 Maggio 2020 - 19.25
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