L'ex generale contro Trump con la Bibbia: "I devoti non gli interessano se non per i suoi scopi"
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L'ex generale contro Trump con la Bibbia: "I devoti non gli interessano se non per i suoi scopi"

John Allen dei Marine è stato uno dei protagonisti della stagione delle guerre in Afghanistan ed in Iraq e critica la strumentalizzazione politica della religione fatta dal miliardario

Donald Trump
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4 Giugno 2020 - 17.13


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Un miliardario xenofobo, bugiardo, opportunista e ipocrita: non solo Jim Mattis, ex segretario alla Difesa di Donald Trump, ma anche John Allen, un altro generale dei Marine a riposo che, come Mattis, è stato uno dei protagonisti della stagione delle guerre in Afghanistan ed in Iraq, critica in modo severo il presidente per aver minacciato di ricorrere ai militari per sedare le proteste e per aver voluto posare con la Bibbia sul sagrato della chiesa dopo lo sgombro violento dei manifestanti pacifici.
“Anche per un osservatore distratto, lunedì è stato un giorno orribile per gli Stati Uniti e la loro democrazia”, ha scritto in un commento pubblicato su Foreign Policy l’ex comandante delle forze americane in Afghanistan e l’ex inviato speciale per la coalizione contro lo Stato Islamico durante l’amministrazione Obama.
Allen sottolinea che le azioni di Trump, che ha dichiarato di essere “il vostro presidente per la legge e l’ordine” mentre fuori dalla Casa Bianca i dimostranti venivano sgombrati con gas lacrimogeni, fumogeni e pallottole di gomma, “potrebbero indicare l’inizio della fine dell’esperimento americano”.
Allen è poi molto severo nello smontare l’intento propagandistico del presidente: “Donald Trump non è religioso, non ha bisogno della religione, e non gli interessano i devoti se non per quanto possono servire alle sue esigenze politiche – scrive – sappiamo perché ha fatto tutto questo lunedì, lo ha perfino detto lui tenendo in mano la Bibbia sul sagrato della chiesa. E’ tutto per il Maga” ha concluso riferendosi allo slogan elettorale di Trump, ‘Make America great again’.
Per quanto riguarda le proteste, il generale esorta gli americani a seguire il messaggio del fratello di George Floyd, Terrence, continuando a protestare in modo pacifico. E, soprattutto, esorta gli americani a votare il prossimo novembre.
“Così se il primo giugno può essere confuso con un giorno di vergogna e pericolo se ascoltiamo Donald Trump – conclude il generale – è invece un giorno di speranza se ascoltiamo Terrence Floyd. Così segnatevi il giorno sul calendario, questo potrebbe essere l’inizio del cambiamento della democrazia americana non verso un sistema illiberale ma verso un’illuminazione”.”Ma dobbiamo iniziare dal basso verso l’alto perché – aggiunge – alla Casa Bianca non c’e’ nessuno”

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