Soldi alla Guardia Costiera libica, le Ong dure col Pd: "Siete come Salvini"
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Soldi alla Guardia Costiera libica, le Ong dure col Pd: "Siete come Salvini"

Globalist ha sondato gli umori nelle maggiori Ong impegnate nel soccorso in mare nel Mediterraneo e nell’accoglienza di migranti e rifugiati.

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Luglio 2020 - 15.44


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Gli appelli delle Ong, delle associazioni umanitarie, hanno fatto un buco nell’acqua. Ieri alla Camera dei deputati si è consumato uno strappo grave tra quel mondo schierato senza se e senza ma nella difesa del diritto alla vita per i più indifesi tra gli indifesi, i migranti, e la maggioranza di Governo. Globalist ha sondato gli umori nelle maggiori Ong impegnate nel soccorso in mare nel Mediterraneo e nell’accoglienza di migranti e rifugiati. Non importano, stavolta, i virgolettati. Rabbia, indignazione, dolore: sono i tratti comuni delle prese di posizione. Dovrebbero vergognarsi, non è cambiato niente dal Conte I, quando al Viminale c’era Salvini, e il Conte II. E ancora: ora vediamo come si arrampicheranno sugli specchi, ma da questi voltagabbana c’è da aspettarsi di tutto, pur di vendere armi all’Egitto hanno ingoiato le provocazioni di al-Sisi sul caso Regeni e non hanno alzato un dito in difesa di Patrick Zaky.

Vergogna e tradimento

“Anche quest’anno si è persa l’occasione per riporre al centro della politica estera italiana il rispetto dei diritti umani – dice a Globalist Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia –  nessuna sorpresa infatti durante il voto sul rinnovo delle missioni internazionali. Poteva essere diversamente se le forze in Parlamento – per non appiattirsi alle decisioni del Governo, che porta al voto le missioni senza comunicare le proposte libiche di modifica del Memorandum – si fossero mosse con maggiore determinazione e costanza a partire da ottobre scorso  alla vigilia del possibile rinnovo dell’accordo). Anche perché il nodo politico da sciogliere non riguarda solo la missione sul supporto alla Guardia Costiera (scheda 22), ma la nostra presenza in Libia (anche attraverso l’altra missione, la 21) e le nostre missioni navali. Più in generale ancora, il rifinanziamento di queste missioni (quelle in Libia e nel Mediterraneo) ha a che fare con le politiche migratorie italiane ed europee. Quale discontinuità questo Governo sta segnando sulle politiche migratorie rispetto al Conte 1? A quali canali di ingresso regolari, quale accoglienza, quale integrazione sta pensando? Tutte riforme che tardano ad arrivare – annota ancora Pezzati –  E poi, perché l’Italia non è in prima linea per una missione navale europea con attività  Sar, pur avendo appena confermato lo stanziamento di 118 milioni per missioni di pattugliamento nel mediterraneo? Perché non spingere ulteriormente per un nuovo modello di redistribuzione nell’Ue? Chiaramente tutto questo è complicato, difficile da fare e da spiegare. Meglio chiudere i porti con la scusa del Covid- 19 e tirare dritto come se niente fosse sulle evidenti, accertate, vergognose, sistematiche violazioni dei diritti umani compiute dai nostri…”partner”, finanziandoli ed istituzionalizzandoli purché in qualche modo chiudano il corridoio del Mediterraneo centrale. Ma il giudizio della storia prima o poi arriva per tutti.  Da parte nostra – conclude l’esponente di Oxfam – continueremo a chiedere un piano immediato di evacuazione dei migranti dalla Libia, una missione navale europea, l’immediata istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che faccia luce sui naufragi avvenuti nel Mediterraneo centrale, sulle palesi violazioni dei diritti umani compiute in Libia e sulle responsabilità politiche italiane a queste collegate. Chiediamo infine che ogni forma di futura collaborazione sia subordinata ad un più ampio negoziato internazionale, in grado affrontare la questione della detenzione arbitraria e di tutelare i diritti fondamentali di migranti e rifugiati”. Le divisioni nella maggioranza che sostiene il governo sono state causate dallo stanziamento di oltre 58 milioni di euro, già approvato dal Senato lo scorso 7 luglio, per la missione in Libia, di cui 10 andranno alla missione bilaterale di assistenza alla cosiddetta Guardia Costiera libica compresa la formazione e l’addestramento, 3 milioni in più rispetto allo scorso anno.

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 Dalla firma del controverso Memorandum d’intesa di accordo Italia-Libia del 2017, che prevedeva un sostegno diretto alla Guardia Costiera libica, i fondi stanziati dall’Italia sono saliti a 22 milioni.

Negli ultimi anni giornali italiani e internazionali e inchieste delle Nazioni Unite hanno raccontato che la cosiddetta Guardia costiera libica, che dovrebbe pattugliare 600 chilometri di costa libica e fermare i migranti che vogliono andare in Europa, è di fatto gestita dalle stesse milizie che guadagnano anche con il traffico di esseri umani e con la gestione dei centri di detenzione per migranti. Diverse inchieste giornalistiche e delle Nazioni Unite hanno mostrato come in questi centri i migranti subiscano violenze, torture, abusi e violazioni dei loro diritti fondamentali. In diverse occasioni ci sono stati inoltre incidenti speronamenti e colpi di armi da fuoco da parte della Guardia Costiera libica verso le navi delle Ong che soccorrono i migranti.

I 23 dissidenti

Fra i 23 deputati che hanno votato contro il rifinanziamento della missione in Libia, e in particolare contro il finanziamento della Guardia Costiera libica, ci sono anche Matteo Orfini e Laura Boldrini del PD, Erasmo Palazzotto e Nicola Fratoianni di Liberi ed Uguali e Riccardo Magi di +Europa, che sono intervenuti in Aula per spiegare i motivi del loro voto. Orfini ha detto: “Qualche anno fa avremmo potuto fare finta di non sapere. Oggi no, oggi sappiamo che dire Guardia Costiera libica vuol dire traffico di esseri umani, stupri, torture, omicidi. Finanziarla significa finanziare chi uccide, chi stupra, chi tortura”. Secondo Orfini,  il voto di ieri ha rappresentato “una delle pagine più nere del Partito Democratico”.

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Nel PD si è detta contraria anche Giuditta Pini, secondo cui “nonostante l’assemblea del Partito avesse espressamente dato parere contrario al rinnovo degli accordi con la Libia, la maggioranza del partito ha votato per rifinanziare la Guardia Costiera libica. Io ho rispettato il volere dell’assemblea e le richieste dell’Onu e ho votato no. LeU e Italia Viva non hanno votato, 2 partiti su 4 della maggioranza non vogliono più sostenere questa missione. Mentre il PD ha votato insieme a Lega e Movimento 5 Stelle”.

Per l’ex presidente della Camera Laura Boldrini “la Libia non è mai stata un porto sicuro” e a proposito del Memorandum ha ricordato che “siamo ancora in attesa, come ci è stato promesso, di sapere se è stato cambiato e come”.

 Anche Erasmo Palazzotto di LeU si è opposto duramente: “A chi è che diamo le nostre motovedette? Quali uomini stiamo addestrando? Quelli che gestiscono il traffico di essere umani? Inaccettabile. Ogni minuto di più in cui noi teniamo in piedi quella missione ci rendiamo corresponsabili di quelle violenze e quelle torture documentate nei centri di detenzione libica”.

Una risoluzione a prima firma di Palazzotto, contraria al finanziamento della Guardia Costiera libica, e a cui avevano aderito tutti i 23 parlamentari che si sono poi espressi contrariamente a quella che rifinanzia la missione, non è stata votata perché considerata superata dai documenti approvati in precedenza.

Al testo ha lavorato, e ha aderito, il deputato di +Europa Riccardo Magi. Oltre a Palazzotto e Magi, si leggono i nomi di Orfini, Boldrini, Pini, Bruno Bossio, Rizzo Nervo, Gribaudo, Raciti, Siani, Schirò (del Partito Democratico) Sarli, Trizzino, Lattanzio (del M5s), Muroni, Fratoianni, Pastorino, Fassina, (di LeU) , Ungaro (Italia viva), Fusacchia (Misto), Fioramonti, Cecconi, (ex M5S).

“La nostra posizione è l’unica coerente negli anni – ha motivato  Magi – sia rispetto alla presenza dell’Italia in Libia sia rispetto al supporto alla Guardia costiera libica. L’anno scorso ricordo che il Pd uscì dall’aula per protesta, sostenendo che non poteva esserci una proroga della missione. E all’ultima assemblea nazionale è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno con cui i dem si ripromettevano di non sostenere più il rifinanziamento. In realtà oggi lì lo scenario è anche peggiorato, sia per i cittadini libici, sia per le condizioni dei detenuti nelle carceri, anche alla luce della pandemia di coronavirus. Ora il conflitto in Libia si è fatto più aspro, con l’ingresso anche di altri attori internazionali come la Turchia e l’Egitto. Non si capisce quindi perché la maggior parte dei deputati Pd oggi(ieri, ndr) abbia votato a favore”.

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“Colgo l’occasione per ringraziare quei pochi colleghi del Pd che hanno sottoscritto la nostra mozione. Ma voglio ricordare che il capogruppo Graziano Delrio era con me a bordo della Sea Watch l’anno scorso, per denunciare le politiche del Conte 1 in tema di immigrazione e la criminalizzazione delle ong. Quelle azioni per noi non significavano appunto il voler mettere in discussione i decreti Salvini e le politiche migratorie del governo giallo-rosso, ma miravano anche contestare la presenza dell’Italia in Libia, criticando un approccio che a nostro avviso era fallimentare. Per il Pd quella era evidentemente una critica strumentale al governo di allora”. “Voglio precisare – ha aggiunto Magi – che non contesto la presenza dell’Italia in Paesi considerati instabili, credo possa avere senso l’addestramento delle forze dell’ordine locali, se mirato a riportare ordine in paesi in in conflitto. Ma in Libia c’è stata una vera e propria delega di alcune funzioni, come le operazioni di ricerca e soccorso, a forze che agiscono violando i diritti umani”.

Nel documento dei 23, si ricorda come in Libia sia in corso una guerra civile e che “la condizione di decine di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rimane drammatica: esposti ad arresti arbitrari e rapimenti per mano delle milizie e regolarmente vittime di trafficanti di esseri umani e di abusi di potere da parte di gruppi criminali collusi con le autorità. Il deteriorarsi del conflitto li ha esposti a rischi sempre maggiori; le autorità libiche continuano a detenere illegalmente migliaia di persone nei centri amministrati dal Direttorato generale per la lotta alla migrazione illegale, dove vengono sottoposte a sfruttamento, lavoro forzato, tortura e altre violenze, inclusi stupri, spesso allo scopo di estorcere denaro alle famiglie in cambio del loro rilascio; i detenuti nei centri vivono in condizioni disumane, di sovraffollamento e mancanza di cibo, acqua e cure mediche; i centri vengono regolarmente ripopolati. Solo nel 2019, le autorità marittime libiche, in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici”. E ancora: “Con oltre 480 contagi da coronavirus registrati ufficialmente nel Paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare è anche la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità. Un allarme rilanciato ripetutamente anche da Papa Francesco”.

Ma neanche Bergoglio è riuscito a far breccia a Montecitorio, dove a imperare è il realcinismo. E il continuismo “contiano”. 

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