Meloni si allinea a Salvini sulla 'fregatura': ''L'accordo trovato a Bruxelles non mi piace"
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Meloni si allinea a Salvini sulla 'fregatura': ''L'accordo trovato a Bruxelles non mi piace"

L'estremista di destra leader di FdI a proposito dell'accordo sul Recovery Fund. E poi rivolgendosi al governo afferma: ''Non voteremo nulla a scatola chiusa"

Salvini e Meloni
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24 Luglio 2020 - 10.26


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Meloni alla fine si allinea a Salvini. E quello che ha ottenuto il governo nella trattativa Ue non va bene. E a parte qualche forma di biblica manna dal cielo non si capisce dove e come l’Italia potrebbe trovare le risorse se le tasse non le deve pagare nessuno, se i prestiti non vanno bene e se l’unica proposta – abbastanza ridicola – sono i bot patriottici che nemmeno ai tempi dell’autarchia di Mussolini…

E che ha detto l’estremista di destra? ”L’accordo trovato a Bruxelles non mi piace, comporta rischi enormi: sui tempi, sull’entità dei finanziamenti, sulla condizionalità”.

Lo dice intervistata dal Corriere della Sera, Giorgia Meloni, leader di FdI a proposito dell’accordo sul Recovery Fund. E rivolgendosi al governo afferma: ”Non voteremo nulla a scatola chiusa”, avverte ricordando che ”Abbiamo già votato due volte per uno scostamento complessivo di 80 miliardi, senza essere consultati e con le nostre proposte buttate nel cestino. Abbiamo visto sprechi denaro per bonus ai monopattini e spese del tutto improduttive. Adesso basta. Poniamo condizioni”.

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”Sono quattro – sottolinea Meloni – i temi sui quali bisogna concentrarsi, con provvedimenti che noi mettiamo sul tavolo. Vedremo se saranno accolti”. ”Mi pare – afferma – che la sensibilità sia condivisa. Già oggi invieremo le proposte agli alleati, per confrontarci. Spero che si possa arrivare ad un testo comune – coerente con la compatibilità economica – da presentare subito al governo”. ”Il tema cruciale – spiega – è il sostegno all’occupazione. Quando finirà la cassa integrazione, che anche noi finora abbiamo sostenuto, rischiamo un’ecatombe occupazionale. Per questo la nostra proposta è concedere una premialità agli imprenditori che, pur potendo usufruire della Cig, non lo fanno: lo Stato riconosca il sacrificio, riconoscendo una riduzione del carico fiscale e contributivo pari all’80% di quanto sarebbe costata alle casse pubbliche la Cig di quella azienda’

”Inoltre – riferisce la leader di FdI – si potrebbero ridurre del 50% i contributi a carico del datore di lavoro che abbia subito una perdita del fatturato di almeno il 25% nel primo semestre del 2020”. E ancora: ”Bisogna intervenire in ambito fiscale: non si possono pagare tasse su soldi non incassati. Chiediamo di rinviare le scadenze e ricalcolare i tributi sulla base dei fatturati del 2019 e del 2020 unificati. Si paga a giugno del 2021 sugli utili del biennio. Come fossero un unico anno fiscale. E se il criterio che deve ispirare tutto è concedere la massima libertà di impresa, il terzo punto è il sostegno diretto al tessuto produttivo: servono contributi a fondo perduto. Un’idea è che chi ha avuto almeno il 25% di calo del fatturato possa trattenere il 50% dell’Iva emessa fino a un massimo di 100 mila euro. E’ un meccanismo virtuoso che incentiva la produzione di ricchezza ed è anche un modo per favorire l’emersione”.

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Infine per Meloni va affrontato, ”Il tema della povertà, dell’aiuto alle persone in difficoltà. Non possiamo continuare – ricorda – a dare il reddito di cittadinanza di 780 euro, spesso a falsi bisognosi, quando le pensioni di invalidità sono ferme a 280 euro, una cifra così ridicola da essere incostituzionale, come ha detto la Consulta. FdI ha ottenuto un fondo per aumentarle: ora mettano le risorse necessarie in quel fondo”.

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