Fa la vittima. Evoca uno scenario “alla Rabin” ma intanto tace di frone ai video, oltre che alle testimonianze, che danno conto dell’entrata in azione di squadracce di estremisti di destra che con coltelli, spray urticanti, bottiglie rotte aggrediscono i manifestanti anti-Netanyahu. Israele sta rischiando una guerra civile e il maggiore responsabile è colui che per l’incarico che ricopre dovrebbe unire il Paese: il Primo ministro Benjamin “Bibi” Netanyahu.
Assalti squadristi
Ma il premier più longevo nella storia d’Israele, tutto è meno che un “unificatore”. Per vincere, e gli è riuscito più volte, ha bisogno di un nemico, esterno o interno, contro cui aizzare i propri sostenitori e quella parte d’Israele che ha scelto la contrapposizione come stile di vita oltre che come ragione di voto. In qualità di Primo ministro, Netanyahu ha chiesto alla polizia mercoledì di indagare sugli attacchi ai manifestanti durante una manifestazione contro la brutalità della polizia, accusando i suoi avversari politici di aver minato le “fondamenta della società israeliana”.
“L’indagine sugli eventi di Tel Aviv è in corso”, ha scritto Netanyahu su Facebook. “Mi aspetto che la polizia arrivi alla verità e faccia giustizia per i responsabili”, ha aggiunto. Più tardi, mercoledì, la polizia ha detto di aver arrestato tre persone sospettate di aver attaccato i manifestanti anti-Netanyahu a Tel Aviv martedì sera. “Permetteremo le proteste in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, ma non permetteremo la violenza o il vandalismo”, ha affermato un portavoce della polizia.
Cinque manifestanti sono stati feriti martedì sera da un gruppo non identificato, mentre centinaia di persone hanno protestato vicino alla casa del ministro della Pubblica Sicurezza Amir Ohana contro quelli che considerano tentativi di sottomettere le crescenti proteste contro il governo di Netanyahu nelle ultime settimane.
“Alla vigilia di Tisha B’Av (il giorno di lutto ebraico) vi invito tutti a spegnere le fiamme e a preservare l’ordine pubblico. Questo è il momento di unirsi. Abbiamo tutti una missione comune: sconfiggere il coronavirus. Ci riusciremo solo se agiremo insieme”, ha detto il premier. “Allo stesso modo, non c’è posto per l’incitamento o le minacce di morte – esplicite o implicite – contro di me e la mia famiglia”, ha aggiunto Netanyahu.
“Yair Lapid, proprio come Ehud Barak, fa il tifo anche per i gruppi di anarchici il cui obiettivo è quello di disturbare la pace e scuotere le fondamenta della società israeliana”, accusa Netanyahu.
Il primo a rispondergli è stato Il presidente Reuven Rivlin: “Voglio dire chiaramente di fronte alla violenza che si è sviluppata nell’ultimo giorno: l’assassinio di un manifestante o l’assassinio di un Primo ministro in Israele non sono eventi immaginari. Abbiamo conosciuto questa realtà orribile e sconvolgente. Abbia pietà della nostra anima se cederemo di nuovo a questa realtà. Disastro per la nostra democrazia se gli uomini cominciano a colpire i loro fratelli”. Sempre mercoledì, il ministro della Difesa, e leader di ciò che resta di Blu e Bianco, Benny Gantz ha condannato duramente l’attacco ai manifestanti, giurando che “nessuno metterà a tacere le proteste in Israele”.
Gantz ha aggiunto che “l’odio dilagante ha rovinato e continua a lacerare il popolo d’Israele, la cui vera resistenza deriva dalla sua unità. Coloro che hanno attaccato i manifestanti devono essere arrestati e consegnati alla giustizia. Nessuno metterà a tacere le proteste in Israele mentre siamo qui”.
Il Movimento delle “Bandiere nere” anticorruzione ha risposto: “Purtroppo l’imputato (Netanyahu, ndr) continua a incitare contro i cittadini che protestano [contro di lui]. Il popolo di Israele ha bisogno di un leader diverso”.
Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha scritto su Twitter: “La violenza e il sangue versato martedì a Tel Aviv sono responsabilità di Netanyahu e dei suoi emissari. Coloro che incitano, causeranno spargimento di sangue. Coloro che chiamano i manifestanti “diffusori di malattie” e incitano contro i cittadini che protestano contro [Netanyahu], stanno portando Israele a una guerra civile. Oggi(ieri, ndr) è Tisha B’Av Eve e il nostro più grande problema è che il più grande guerrafondaio israeliano è seduto nell’ufficio del Primo ministro”.
Martedì sera, i manifestanti sono stati assaliti da un gruppo di persone che si sono infiltrate nella protesta. Gli aggressori hanno pugnalato i manifestanti con bottiglie di vetro rotte, li hanno presi a pugni, li hanno picchiati con le sedie e spruzzati con lo spray al pepe. Due dei manifestanti sono stati feriti al collo. Un dimostrante che ha ricevuto cure mediche mentre era disteso a terra ha detto: “Sono venuti per ucciderci. Dove sono i poliziotti? Il mio amico è stato attaccato con una bottiglia in testa e mi hanno spruzzato una mazza in faccia”.
Omer Cohen, un altro contestatore che è stato attaccato, ha detto: “Sono venuti in un grande gruppo e mi hanno picchiato mentre mi lanciavano bottiglie di vetro rotte”. Un altro contestatore antigovernativo, Yakir Ben Maor, ha raccontato che uno degli aggressori ha preso a pugni un dimostrante senza motivo apparente. Poi sono fuggiti dalla protesta, spruzzando spray al pepe contro i manifestanti.
Itamar Katzir, un reporter di Haaretz che si trovava sulla scena e che ha seguito gli sconosciuti ha detto: “appena qualche metro prima della Cineteca, ho visto un manifestante che si è preso un pugno in faccia con almeno 10 persone che lo circondavano”. Katzir ha aggiunto che due di loro avevano in mano delle bandiere nere, quindi non sapevo se si fingevano manifestanti del movimento anti-corruzione Black Flags, ma sembrava che fossero in cerca di guai. Quando sono arrivato alla Cineteca, hanno iniziato a picchiare a caso la gente con sedie, bottiglie e bandiere, e ho cercato di riprenderli. Ci è voluto moin lto tempo perché arrivasse la polizia, non si sono resi conto che quel gruppo di persone andava in giro ad aggredire la gente”.
Dor Segal, un testimone oculare, ha detto ad Haaretz che il gruppo era pieno di odio. “La gente ha paura di partecipare alle manifestazioni a causa di questo. E’ spaventoso pensare che la prossima volta gli aggressori useranno un coltello”.
Nel frattempo, una mostra d’arte intitolata “Ultima Cena” è stata allestita martedì sera in Rabin Square, nel centro di Tel Aviv. La mostra ritrae Netanyahu seduto da solo a un tavolo, divorare una torta decorata con la bandiera israeliana. Netanyahu ha definito l’opera d’arte come una “vergognosa minaccia di crocifissione” contro di lui.
Alcuni esponenti di primo piano del Likud, il partito di Netanyahu, hanno commentato la mostra, sostenendo che essa costituisce un incitamento all’omicidio del Primo ministro.
La ministra dei Trasporti Miri Regev, fedelissima di Netanyahu, ha twittato: “Alla vigilia di Tisha B’Av, c’è chi sceglie di infiammare l’odio e di approfondire la polarizzazione. È solo una questione di tempo prima che venga eretta una ghigliottina e un cappio. Invito il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, a smettere di chiudere gli occhi e a rimuovere immediatamente questa esibizione indecente e provocatoria”.
La Familia armata
Il “braccio armato” della destra pr-Bibi è rappresentato dagli ultras del Beitar Jerusalem, noti come La Familia. Il gruppo, che ha partecipato a due controdimostrazioni a Gerusalemme e i cui membri sono stati accusati di aver aggredito i manifestanti, ha dato istruzioni ai suoi membri, in un post su Facebook ,di riunirsi nel complesso della Prima Stazione di Gerusalemme giovedì sera, non lontano dal centro della protesta vicino alla residenza ufficiale del Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
“Come sapete, gli odiatori e i distruttori di Israele continuano a prendere in giro ogni simbolo ebraico e a danneggiare ogni concetto ebraico esistente”, c’è scritto sul post di La Familia. “Non ci saremmo mai sognati che questo potesse accadere nello Stato di Israele, e in più, continuano a caricare sempre più immagini e video che denigrano noi e la religione ebraica su siti web spregevoli. Pertanto, non intendiamo rimanere indifferenti e prendere la cosa con calma”.
E poi la minaccia: “Fate attenzione smidollati di sinistra: Le regole del gioco sono cambiate d’ora in poi”.
Testimonianze raccolte da Haaretz documentano che i membri de La Familia sono stati invitati dal Likud di Netanyahu a partecipare alle manifestazioni protestare organizzate dal partito. In un video, si sente uno dei manifestanti pro-Netanyahu chiamarli “Un gruppo di eroi” Durante la protesta, un giovane membro de La Familia è stato chiamato al microfono, e ha chiamato i manifestanti di sinistra “il peggio della spazzatura”, e ha aggiunto, tra gli applausi della folla: “Non sono ebrei, non sono ebrei, questa è una guerra di religione, semplicemente una guerra di religione e voi siete un gruppo di figli di puttana”.
Bibi il piromane.
“In questi ultimi anni – annota Yossi Verter, analista di punta di Haaretz – Benjamin Netanyahu è stato il principale istigatore di violenza in Israele, e in virtù della sua posizione anche il più pericoloso. Il suo apprendistato è avvenuto nell’autunno del 1995, durante il periodo degli Accordi di Oslo. Negli ultimi giorni, con l’aumento del suo disagio politico, legale e familiare, ha messo in atto la fase decisiva del suo piano: dare fuoco al Paese… Netanyahu non è il primo capo di Governo che viene minacciato. Ehud Olmert ha subito gravi minacce per i suoi negoziati con i palestinesi, così come Ehud Barak, così come Ariel Sharon per il disimpegno da Gaza, comprese le sentenze religiose contro di lui.
E, naturalmente, Yitzhak Rabin. Le minacce nei suoi confronti erano delle più gravi – affermare che la legge religiosa permetteva di ucciderlo a Gerusalemme, le bare. E una protezione personale lassista che non si avvicina minimamente agli innumerevoli livelli di sicurezza di Netanyahu. Eppure nessuno degli altri primi ministri si è lamentato o lamentato dalla mattina alla sera”.
Chi scrive era presente in quei giorni in Israele. Ho visto di persona le manifestazioni organizzate dal Likud e dalla destra israeliana contro “il traditore Rabin”. Ho visto i cartelli che mostravano il premier laburista in divisa delle SS o con la kefiah. E ho ascoltato le invettive che dal balcone che dominava Zion Square, cuore della Gerusalemme ebraica, i leader del Likud lanciavano contro Rabin. E tra i più infervorati era proprio Benjamin Netanyahu. Ed è in quel clima di odio che è maturato l’assassinio di Yitzhak Rabin, ucciso,nella notte del 4 novembre 1995, da un giovane estremista di destra, Yigal Amir, ancora oggi considerato “uno di noi” dagli ultras estremisti-squadristi del Beitar Jerusalem, in prima fila nelle aggressioni ai manifestanti anti-Netanyahu. “Forse Amir ha agito da solo, ma è certo che ad armare ideologicamente la sua mano omicida sono stati quei politici che hanno scatenato una campagna di odio contro mio marito. E tra questi politici c’era anche Benjamin Netanyahu”, ebbe a dire Leah Rabin, la moglie del Primo ministro laburista, in una intervista che concesse a l’Unità. E proprio per questo, per anni, Leah (scomparsa il 12 novembre 2000 per un tumore) si rifiutò di stringere la mano di Netanyahu nelle cerimonie di commemorazione di Yitzhak Rabin.
“Alla vigilia di Tisha B’Av – rimarca ancora Verter – Netanyahu non sogna di creare un gabinetto di riconciliazione, come previsto dall’accordo che ha firmato con Benny Gantz alla fine di aprile. La sua attenzione è rivolta alle prossime elezioni. E preferirebbe una campagna sanguinosa a qualsiasi tipo di riconciliazione. Preferirebbe un altro turno di elezioni a novembre, magari al culmine di una terza ondata di coronavirus, e il collasso dei pronto soccorso degli ospedali ‘invasi’ da pazienti del Covid-19, insieme ai manifestanti che sono stati aggrediti e accoltellati”.
Questo è l’Israele che ha in mente il suo Primo ministro piromane.
(ha collaborato Cesare Pavoncello)
Les hooligans du Beitar Jerusalem en déplacement à Tel-Aviv pour casser du «gauchiste». Les rassemblements anti-Nétanyahou virent à l’aigre. https://t.co/yj1txmWzgZ
— Guillaume Gendron (@g_gendron) July 28, 2020