La storia di Hande Kader, donna trans vittima della Turchia feroce che uccide i diritti
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La storia di Hande Kader, donna trans vittima della Turchia feroce che uccide i diritti

Hande Kader è stata una donna trans uccisa a Istanbul nel 2016, bruciata viva. Durante il Pride 2015, proibito da Erdogan, le sue foto mentre veniva arrestata fecero il giro del mondo

Hande Kader
Hande Kader
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12 Agosto 2020 - 11.11


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La transgender del coraggio in una Turchia sempre più repressa. Le foto che ritraggono Hande Kader mentre rimane ferma e decisa davanti ai poliziotti, e poi mentre viene arrestata, fecero il giro del web. Allo stesso modo fu stata accolta in tutto il mondo la notizia del ritrovamento del suo cadavere. Brutalmente mutilato e carbonizzato, abbandonato sul ciglio di una strada.

Il coraggio. Era il gay pride del 28 giugno 2015. Gli agenti anti sommossa avevano caricato la folla radunata in Piazza Taksim e gli obiettivi dei fotografi e delle televisioni avevano immortalato Hande che cercava di resistere alle forze dell’ordine

Il ritrovamento. Ha fatto una fine orribile, Hande Kader, 23 anni, icona del movimento Lgbt turco sin da quando nel 2015 aveva sfidato gli idranti della polizia che voleva disperdere la parata del Gay Pride di Istanbul.

Un ritrovamento avvenuto l’8 agosto 2016 a Zekeriyaky, un quartiere elegante di Istanbul, ma rimasto nei primi giorni sostanzialmente in sordina, perché le condizioni del corpo erano tali che per arrivare al riconoscimento c’è voluto del tempo. Probabilmente proprio quello che voleva chi l’ha assassinata, per questo ha dato alle fiamme il cadavere.

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Kader, che si prostituiva, è stata vista salire sull’auto di un cliente, secondo quanto scrive il quotidiano Daily Sabah Turkey. Poi più nulla. Il suo partner aveva lanciato l’allarme quando non era tornata a casa. Una vicenda peraltro drammaticamente simile ad una registrata appena pochi giorni prima, quando è stato ritrovato il cadavere decapitato e mutilato di un profugo siriano gay, Muhammad Wisam Sankari, scomparso alcuni giorni prima nel centro di Istanbul. Fuggito dalla guerra nel suo Paese, Sankari era arrivato in Turchia da un anno, ma dopo esser stato sequestrato e violentato cinque mesi fa, voleva andarsene.
L’omosessualità in Turchia è legale sin dalla nascita dello Stato turco, come lo era nel secolo precedente nell’impero Ottomano, ma incidenti, aggressioni e pesanti discriminazioni ai danni persone della comunità Lgbt sono purtroppo all’ordine del giorno in molte città turche, compresa Istanbul, che viene considerata più ‘all’avanguardia. Secondo una recente ricerca del Centro Pew, quasi l’80 per cento dei turchi ritiene che l’omosessualità sia «moralmente inaccettabile». Ma la comunità Lgbt turca e gli attivisti per la difesa dei diritti civili non ci stanno a rimanere in silenzio. Chiedono a gran voce giustizia. Giustizia contro i crimini di odio. E domani, scenderanno ancora una volta in strada per manifestare, sulla Istiklal Avenue di Istanbul. Chiederà giustizia per Hande Kader, e il rispetto dei diritti umani. E allo stesso tempo, verrà lanciata sui social network una campagna di sensibilizzazione sulla triste sorte di Hande Kader, di Wisam Sankari e di altri, e sulla difficile situazione della comunità Lgbt in Turchia.

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