In Israele è rivolta contro il "clan Netanyahu"
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In Israele è rivolta contro il "clan Netanyahu"

Il “Re” è sotto assedio. Da settimane. E la protesta si estende, si radicalizza e assume sempre più i caratteri di una rivolta sociale e politica contro il primo ministro più longevo nella storia d’Israele:

La rivolta contro Netanyahu
La rivolta contro Netanyahu
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Agosto 2020 - 16.13


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Il “Re” è sotto assedio. Da settimane. E la protesta si estende, si radicalizza e assume sempre più i caratteri di una rivolta sociale e politica contro il primo ministro più longevo nella storia d’Israele: Benjamin Netanyahu. Una nuova manifestazione di protesta contro Netanyahu, organizzata la sabato a notte a Gerusalemme presso la sua residenza, è degenerata in incidenti fra i dimostranti e reparti della polizia. Secondo dati forniti dalla polizia, una trentina di dimostranti sono stati fermati – dopo che avevano organizzato un corteo non autorizzato – e tre agenti sono rimasti contusi. La stampa precisa che si tratta della nona settimana consecutiva in cui dimostranti (ieri erano stimati in oltre diecimila) si radunano presso la residenza ufficiale di Netanyahu, a Gerusalemme, e presso la sua villa privata a Cesarea, per esigerne le dimissioni perché persuasi che un esponente politico oggetto di tre incriminazioni non possa fare il primo ministro.  

Voci dalla piazza

“C’erano alcuni di noi che hanno iniziato a parlare con i poliziotti e hanno detto loro di vigilare  su di noi, ma poi all’improvviso i poliziotti hanno iniziato a buttare la gente in un caffè vicino, proprio come se avessero iniziato a spingere la gente”, ha detto un manifestante. “Un agente ha preso la prima persona che ha visto e l’ha scaraventata a  terra senza motivo”, ha aggiunto.

“Non facevo altro che stare lì e poi la polizia è venuta a spintonarci”, gli fa eco un altro giovane manifestante.. “C’erano poliziotti in uniforme e poliziotti sotto copertura che si mescolavano tra i manifestanti“.

Durissimo è il comunicato congiunto di tutte le organizzazioni che coordinano la protesta “Coloro che danneggiano il tessuto della vita quotidiana e violano l’ordine pubblico non sono coloro che marciano, ma piuttosto questo governo scollegato che si occupa di assurdità politiche mentre noi, il popolo, affrontiamo la peggiore crisi della storia di questo Paese” .Nella dichiarazione si accusa la polizia di “unirsi alla leadership cieca e di attaccarci i invece di fare il loro lavoro e di proteggerci”.

Un campo di protesta allestito davanti alla residenza del primo ministro è stato evacuato con la forza dalla polizia giovedì, per consentire la separazione tra i manifestanti di sinistra e i sostenitori di Netanyahu che sono stati mobilitati dal Likud, il partito del premier, e da gruppi dell’ultradestra: i promotori si attendevano migliaia di manifestanti “pro Bibi”, mentre se ne sono presentati non più di 300.

La polizia ha rimosso con la forza diversi partecipanti al campo di protesta tra cui l’ex capo dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno israeliano) Carmi Gillon, trascinato dalla polizia e ferito leggermente alle mani.  Prima dell’evacuazione, Gillon ha detto che “sgomberare parte dell’accampamento è un atto violento contro i manifestanti”. Il diritto di protestare è un diritto che non permetterò che mi venga portato via”.

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Contattato da Globalist, Gillon rincara la dose: “Un primo ministro interessato solo di non finire in galera sta minando le basi della nostra democrazia e dello stato di diritto – dice l’ex capo di Shin Bet – . Mai nella storia d’Israele, un leader politico si era spinto a tanto. Non è un problema di destra o sinistra: in gioco c’è la nostra democrazia, quella per cui ho combattuto per una vita. E per una vita ho combattuto i nemici esterni, quelli che minavano la sicurezza e l’unità d’Israele. Ora a minarle è l’uomo di Balfour Street” (la via di Gerusalemme sede residenza ufficiale del primo ministro, ndr)

Clima elettorale

Annota Yosi Verter, tra gli analisti di punta di Haaretz, il quotidiano progressista di Tel Aviv: “Che la Knesset si sciolga o meno lunedì sera, è già facile immaginare che la campagna del primo ministro Benjamin Netanyahu sprofondi ancora più in basso.. Durante il fine settimana abbiamo visto la macchina propagandistica del primo ministro e del suo popolo in azione. Il primo bersaglio delle loro frecce avvelenate è stato il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi, ‘che sta trascinando [Israele] in un’elezione per spodestare [il sostituto primo ministro e ministro della Difesa Benny] Gantz come capo di Kahol Lavan’. Quella follia è durata mezza giornata prima di scadere – ma non prima che il ministro della Protezione dell’Ambiente Gila Gamliel, che nel Likud è considerata ‘sana di mente’ (gli standard sono calati, lo sappiamo), si è presentata nello studio televisivo di Ofira & Berkovic” e, uno sguardo vitreo nei suoi occhi, ha recitato la linea del partito sulla questione… Ogni settimana il loro studio ci mostra di nuovo la profondità del marcio e della corruzione morale del partito al potere. Kahol Lavan sta ancora aspettando che Netanyahu decida se vuole o meno un’altra elezione adesso. Ma è solo questione di tempo. Il suo unico dilemma è tra un’elezione a novembre o nel primo trimestre del 2021. Gli unici politici fortunati – rimarca ancora Vertel – che non hanno ancora incontrato questo lato oscuro di Netanyahu sono gli ultra-ortodossi. Per loro funziona all’opposto: ogni accordo è una base per un aggiornamento. Ottengono tutto quello che vogliono e un po’ di più. Ok, questo è comprensibile: Netanyahu non ha altri alleati. Ha litigato con Lieberman, Bennett, Kahol Lavan, il leader dell’opposizione Yair Lapid e il suo compagno Moshe Ya’alon. Tutti lo odiano e vorrebbero che sparisse… Così, mentre la seconda ondata virale è alle porte e le elezioni sono l’unica cosa nella mente di Netanyahu, gli ultra-ortodossi stanno svuotando gli scaffali del suo supermercato politico. Un ponte aereo di studenti della yeshiva dagli Stati Uniti? Nessun problema. . Quattrocento milioni di shekel (120 milioni di dollari) per le istituzioni della Torah mentre il resto del sistema educativo crolla? L’assegno è staccato.. Nessun blocco nei punti caldi del contagio nei quartieri ultra-ortodossi? Concesso.  Per inciso, Netanyahu vuole anche assegnare altri 300 milioni di shekel o giù di lì alle istituzioni religiose-sioniste, in contanti, per frenare l’emorragia di elettori del Likud a Yamina (il nuovo raggruppamento di estrema destra guidato dal rampante Naftali Bennett, ndr). Davvero generoso”.

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“Il clan Netanyahu

Ma la cosa più grave, Vertel la lascia alla fine: “La decisione di mandare Israele nella tana del Bianconiglio di una quarta elezione generale in un anno e mezzo potrebbe arrivare questo fine settimana, sia nella residenza del primo ministro che nella sua casa privata a Cesarea, quando Benjamin Netanyahu si siederà con la sua cara moglie e il figlio maggiore. Qualcuno potrebbe dire che questo è impreciso: Quando due persone costituiscono la maggioranza, la terza persona viene mandata a fare il lavoro.Questioni come l’interesse nazionale, il benessere della gente, un’economia rinvigorita e persino la compassione non saranno sul tavolo. Nel mondo di questo triumvirato, non c’è nulla di sacro se non la violenza, i tentativi di uccidere la democrazia per salvarlo dal processo per corruzione”.

Scenari futuri

A tratteggiarli è l’icona del giornalismo radical israeliano: Gideon Levy. “Dobbiamo cominciare a pensarci –  scrive Levy -:  Naftali Bennett, il prossimo primo ministro di Israele. C’è sicuramente una possibilità che possa accadere. Se non Benjamin Netanyahu, allora Bennett. Non sembra esserci nessun altro. Questa è una brutta notizia, ma c’è di peggio: una catena di eventi che non è immaginaria: il Likud di Netanyahu crolla, Yamina di Bennett avanza alla grande, il centro-sinistra manca di una leadership adeguata e Bennett attira la tanto agognata coalizione ‘Chiunque tranne Bibi’ e forma un governo di centro-destra. Al momento, questo è il secondo scenario più probabile, a parte il mantenimento al potere di Netanyahu.

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Al peggio non c’è mai fine

Prosegue Levy: “L’estrema destra sostituirebbe la destra moderata, i religiosi sostituirebbero i laici. Il processo distruttivo che Netanyahu ha avviato si arresterebbe, sostituito da qualcos’altro, per molti verso ancor più distruttivo. A parte la marcescente cultura di governo che Netanyahu ha imposto, l’unico vantaggio sarebbe la fine dell’inganno. Con Bennett al timone, Israele verrebbe ufficialmente dichiarato uno Stato dell’apartheid, capitalista e colonialista. Un leader coloniale come primo ministro, anche se vive all’interno della Linea Verde a Ra’anana, simbolizzerebbe un nuovo capitolo della storia sionista. Un uomo che indossa uno zucchetto, per quanto piccolo, rappresenterebbe una nuova immagine di un altro Israele. D’altro canto, Netanyahu Non è riuscito a catturare il cuore del pubblico come avrebbe voluto, come si vede dalla totale apatia per la proposta di annessione di parti della Cisgiordania. E intanto, i coloni hanno sostituito i kibbutznik. Il processo, che sta ancora andando a pieno regime, potrebbe ora raggiungere un altro apice: Bennett nella residenza del primo ministro. E questa – avverte Levy – non è neanche la peggiore notizia immaginabile. Ci sono candidati peggiori per sostituire Netanyahu. Il silenzio di Bennett sulla rimozione dell’annessione dall’agenda politica e sull’accordo con gli Emirati Arabi Uniti potrebbe, ad esempio, indicare il suo pragmatismo. Ma non fatevi illusioni: Bennett è il partito Yamina e il partito Yamina è un nazionalismo e un razzismo senza compromessi che non vedrà mai i palestinesi come un popolo con qualsiasi tipo di diritto nazionale nel loro Paese. In altre parole, un apartheid esplicito e fiero. E’ preferibile all’apartheid occulto e imbarazzante. Bennett nella residenza del primo ministro farebbe in modo che Israele sia rappresentato così com’è. Questo è un vantaggio. Ma Bennett significa anche guerra a Gaza e in Libano, e Bennett è Bezalel Smotrich, le cui dichiarazioni ricordano commenti palesemente fascisti. Bennett è anche Ayelet Shaked, che ha voluto distruggere il sistema giudiziario e non ci è ancora riuscito.

In mezzo a tutti questi drammatici sviluppi, un popolare movimento di opposizione israeliano sta sventolando bandiere nere sui cavalcavia delle autostrade. E tutto quello che ha da dire con determinazione e a voce alta è ‘Chiunque tranne Bibi’”.

(ha collaborato Cesare Pavoncello)

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