Sovranisti, estremisti di destra. Neri nell’animo e nel colore politico. Lugubri e funerei,
La convention repubblicana che si apre oggi a Charlotte “sarà un elogio del capo lungo quattro giorni. Il partito, ormai, è ostaggio di Trump. E lo resterà pure se lui perde le elezioni. Non mi sorprenderebbe vedere sua figlia correre fra quattro anni”.
E’ quanto afferma in un’intervista a La Repubblica Bill Schneider, 76 anni, politologo della George Mason University.
L’analista politico di Cnn sottolinea infatti come i repubblicani non abbiano dato voce “al dissenso interno al loro stesso partito. Non hanno invitato un ex presidente come George W. Bush, né una voce critica come Mitt Romney”.
“La loro sarà la convention dell’odio e della paura – aggiunge – hanno invitato ospiti bizzarri, al limite del grottesco, come la coppia di avvocati di Saint Louis che minacciò con le armi una protesta pacifica”.
Schneider però avvisa che il format virtuale in cui le convention quest’anno hanno dovuto ricorrere a causa della pandemia, che secondo lui “ha funzionato benissimo” per i democratici, potrebbe invece penalizzare i repubblicani: “Donald Trump ha bisogno di fan urlanti per dare il meglio di sé. Dunque il formato televisivo di una convention virtuale non lo aiuterà a far passare il suo messaggio con la stessa efficacia dei comizi”. “Quando parla davanti a una telecamera, con un discorso già scritto, come nel caso dello Stato dell’Unione, è rigido: risulta poco credibile – conclude – E senza la folla che lo fomenta, se improvviserà andando fuori tema, in tv apparirà solo più sconclusionato. Non solo: in un momento in cui il paese ha bisogno di unità e sollievo, giocare solo sulla paura non funziona più”.
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