I timori del Pantagono: Trump potrebbe usare l'esercito se non dovesse riconoscere la sconfitta
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I timori del Pantagono: Trump potrebbe usare l'esercito se non dovesse riconoscere la sconfitta

Lo scrive oggi il New York Times citando vertici, anonimi, militari si stanno interrogando su cosa fare se il miliardario dovesse ordinare l'invio delle truppe per le strade in caso di protesta.

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25 Settembre 2020 - 17.15


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Un anti-democratico promto a trascinare gli Stati Uniti nel caos: Donald Trump continua a ripetere che potrebbe non riconoscere eventuali risultati per lui negativi delle elezioni di novembre, ed al Pentagono crescono i timori che il presidente, in caso di caos e disordini post elettorali, possa mobilitare l’esercito.

E’ quanto scrive oggi il New York Times citando vertici, anonimi, militari che ammettono che si stanno interrogando tra loro sul comportamento da tenere nel caso che Trump – che anche in caso di sconfitta elettorale rimarrà presidente fino al prossimo gennaio – dovesse ordinare l’invio delle truppe per le strade.

Cosa che potrebbe fare invocando Insurrection Act, la legge che autorizza il dispiegamento di forze federali all’interno del Paese, come aveva più volte minacciato di fare durante i momenti più intensi delle proteste, la scorsa estate, di Black Lives Matter. Allora sia il ministro della Difesa, Mark Esper, che il capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale Milley, si opposero e Trump alla fine rinunciò.

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Ma secondo i media americani da allora Trump accarezza l’idea di liberarsi anche di questo capo del Pentagono, con i consiglieri che lo stanno esortando a non fare un cambiamento del genere prima delle elezioni. Alle domande dei giornalisti che gli chiedevano delle sue precedenti dichiarazioni riguardo all’eventuale transizione, Trump ha ripetuto che “bisogna stare attenti alle schede, c’e una grande truffa, dobbiamo essere sicuri che elezioni siano oneste, ed io non sono sicuro che potrà essere con tutta questa situazione”. “Milioni di schede non richieste”, ha concluso ribadendo le accuse, senza portare prove, di brogli con il voto per posta.

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