La Procura generale dell’Irlanda del Nord ha annunciato che non ci saranno altri militari britannici perseguiti per la ‘Bloody Sunday’ del 1972, uno degli episodi più sanguinosi del conflitto nel paese, quando i paracadutisti britannici aprirono il fuoco contro un gruppo di manifestanti uccidendo 13 civili e ferirono 15 persone. Lo scorso anno un ex parà era stato formalmente accusato per l’uccisione di due manifestanti e il ferimento di altri quattro.
Marianne O’Kane, la vice capo della Procura, ha spiegato di avere riesaminato il caso e di avere concluso che “le prove a disposizione sono insufficienti per fornire una ragionevole prospettiva di condanna nei confronti dei 15 militari”.
I parenti di alcune delle vittime, riportano i media britannici, hanno subito annunciato l’intenzione di presentare appello contro la decisione della Procura. “Ancora non molliamo, abbiamo il prossimo passo, la revisione giudiziale davanti all’Alta Corte”, ha detto John Kelly, il cui fratello venne ucciso nella Domenica di sangue.
“È stata una strada lunga quasi 50 anni. Stiamo tutti invecchiando, molte persone sono decedute, ma finché saremo in grado di camminare continueremo a inseguirli e non ci fermeremo finché non avremo ottenuto giustizia per i nostri cari”, ha aggiunto Kelly.
Nel 2010, dopo un’inchiesta durata 12 anni, venne appurato che i militari britannici avevano aperto il fuoco senza giustificazioni contro civili disarmati e in fuga e poi avevano taciuto per decenni su quanto era effettivamente accaduto. Le conclusioni di quell’inchiesta confutarono l’indagine fatta subito dopo l’incidente, secondo la quale i parà britannici avevano aperto il fuoco per difendersi contro uomini armati dell’Ira.
Bloody Sunday, la Procura dell'Irlanda del Nord non perseguirà altri soldati britannici per il massacro del 1972
I parenti di alcune delle vittime, riportano i media britannici, hanno subito annunciato l'intenzione di presentare appello contro la decisione della Procura.
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29 Settembre 2020 - 16.10
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