Secondo le indagini dei magistrati su alcune cellule indipendentiste catalane, nell’autunno del 2017 la Russia offrì all’allora presidente catalano,Carles Puigdemont, 10 mila soldati per aiutarlo a portare a termine la secessione della Catalogna.
Queste le indiscrezioni di queste ore, provenienti da fonti della Guardia Civil al quotidiano spagnolo ‘El Mundo’.
Sarebbe in corso una vasta operazione che ha portato finora all’arresto di ventuno persone vicine a Tsunami Democratic, un movimento, espressione dell’ala dura dell’indipendentismo catalano, accusato di aver fomentato i disordini di piazza successivi al referendum per l’indipendenza, al quale Madrid reagì commissariando la regione.
Gli arrestati sono per lo più imprenditori che sostenevano economicamente Tsunami Democratic e che sarebbero legati anche a Junts per Catalunya ed Erc, i due partiti indipendentisti al governo nella Comunità Autonoma.
Le fonti hanno descritto a ‘El Mundo’ una “rete perfettamente organizzata” che avrebbe, inoltre, finanziato la latitanza di Puigdemont in Belgio.
I magistrati, prosegue la testata spagnola, avrebbero inoltre in mano delle intercettazioni che testimonierebbero i legami di due dei sospetti con una non meglio precisata entità russa che intendeva sostenere la causa indipendentista con campagne di disinformazione e contributi economici, con l’obiettivo di “fare della Catalogna una nuova Svizzera”.
I magistrati hanno concluso, dall’esame dei documenti, che il Cremlino avesse messo 10 mila soldati a disposizione di Puigdemont e si fosse offerta di pagare il debito pubblico della Comunità autonoma.
Per i giudici, conclude El Mundo, “è un dato di fatto l’ingerenza russa come mezzo di strategia politica e destabilizzazione” attraverso “notizie false e disinformazione”.