L’Ungheria è a un bivio e sta rischiando grosso. L’opposizione democratica ungherese, per la prima volta, fa fronte comune contro il premier nazionalista Viktor Orban: sei partiti che vanno dai nazionalisti (Jobbik) ai socialisti, passando per liberali, i verdi e i democratici, hanno infatti annunciato un accordo.
L’intesa prevede la nascita di una lista nazionale comune e la presentazione di un solo candidato comune in ogni circoscrizione uninominale.
La lista sarà capeggiata da un candidato premier comune da trovare in una serie di elezioni preliminari, procedimento inedito in Ungheria.
Le prossime elezioni si svolgeranno nell’ aprile del 2022. Un accordo simile funzionava già nel 2019, quando l’opposizione ha conquistato Budapest e dieci altre grandi città alle amministrative, ma mai in elezioni politiche.
I sondaggi fanno vedere un aumento dei consensi per l’opposizione: la lista comune ha 41% contro i 39% del Fidesz di Orban, mentre è in discesa il numero degli astensionisti, finora più di un terzo dell’elettorato.
Secondo l’istituto Median, Fidesz ha perso mezzo milioni di voti negli ultimi tempi come effetto del veto di Orban all’Ue e l’affare dell’ex eurodeputato Jozsef Szajer, arrestato a Bruxelles, mentre stava fuggendo da un festino di sesso.
Il fronte comune dei sei partiti intende lottare contro la corruzione del regime di Orban, contro il dirottamento dei fondi pubblici ed europei, ristabilire lo stato di diritto e la libertà della stampa, l’indipendenza della giustizia, riscrivere la Costituzione e la legge elettorale ingiusta in senso proporzionale, sostituendo il sistema misto, in vigore attualmente che assicura al Fidesz una maggioranza di due terzi con 40% dei voti.
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