Un altro segno di un cambiamento che si spera sia profondo: il Dipartimento di Giustizia di Washington ha comunicato in via ufficiale a tutte le procure del paese la revoca del programma “di tolleranza zero” all’origine della separazione forzata di oltre 3mila famiglie di migranti.
La comunicazione è stata fatta dal procuratore generale facente funzione, Monty Wilkinson, con una missiva diramata a tutti i procuratori del paese cui chiede di giudicare con misura quando si tratta di esaminare reati minori legati all’attraversamento della frontiera, evitando i tribunali federali e la separazione dei genitori dai figli.
Nella missiva, visionata dalla Nbcnews, Wilkinson consiglia ai procuratori chiamati ad esaminare i casi di prendere in considerazione altri fattori, quali “le circostanze personali”, “i precedenti penali”, “la gravità del reato”, “le conseguenze di una possibile condanna”, invece di agire adottando il principio della tolleranza zero caro alla precedente amministrazione.
“Anche se le politiche possono cambiare ed evolvere, la nostra missione resta sempre la stessa, cercare giustizia secondo la legge”, scrive Wilkinson, che ricorda poi come “per molto tempo” il Dipartimento di Giustizia abbia sottolineato il fatto che la decisione di portare qualcuno davanti ad una Corte federale deve essere circostanziata e fondata su prove. Una politica, scrive ancora, che obblighi un procuratore a trattare tutti i casi che gli arrivano in base ad una stessa legge “senza tenere conto delle circostanze individuali è “in contrasto con i principi degli Stati Uniti”.
Anche se il programma di tolleranza zero è rimasto in vigore per soli pochi mesi, tra aprile e giugno 2018, migliaia di bambini sono stati separati dai genitori dopo che questi erano stati arrestati e processati per aver attraversato illegalmente il confine.
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