Carole Tarantelli: "I Repubblicani sono sull'orlo della scissione. Trump non ha nulla da festeggiare"
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Carole Tarantelli: "I Repubblicani sono sull'orlo della scissione. Trump non ha nulla da festeggiare"

L'ex docente a La Sapienza e parlamentare per tre legislature: "Nel radicalizzare il Gop ci sono le basi per l’uscita del moderati e la costituzione di un partito conservatore non estremista".

Mattarella e Carole Beebe Tarantelli
Mattarella e Carole Beebe Tarantelli
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

14 Febbraio 2021 - 11.42


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“Nel radicalizzare il Partito Repubblicano, Trump ha gettato le basi per l’uscita della componente moderata del GOP e la costituzione di un nuovo partito conservatore ma non estremista. Trump non ha propria nulla da festeggiare per essere scampato al secondo impeachment: la maggioranza degli americani, che va oltre quella che ha votato per Biden, gli ha voltato le spalle. La sua è stata una vittoria di Pirro”.

A sostenerlo, in questa intervista a Globalist. 

È Carole Beebe Tarantelli, profonda conoscitrice degli Stati Uniti, psicanalista, già docente associata all’Università La Sapienza e parlamentare per tre legislature.

Il Senato americano ha assolto l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel secondo processo di impeachment a suo carico. Contro il tycoon hanno votato sette senatori repubblicani, ma non è bastato per raggiungere la super-maggioranza di due dei terzi dei voti (67 voti, mentre i sì alla condanna sono stati 57).  Si può dire che l’ex presidente abbia definitivamente “trumpizzato” il Partito Repubblicano?

Le cose non stanno proprio così. I leader dei Repubblicani centristi stanno pensando di formare un altro partito. Se lo faranno o no ovviamente non lo sappiamo, ma la tentazione è forte. A ciò va aggiunto che nelle fila dei Repubblicani cresce la consapevolezza, a cui leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell ha dato voce, che seguire Trump è una strada senza uscita, perché lui non è più accettabile alla maggioranza degli americani. Se si pensa che in un colpo solo, ha perso la Presidenza, il Senato e la Camera dei Rappresentanti, cos’altro avrebbe dovuto fare, in negativo, per rivelarsi, non solo sul piano morale e politico ma anche su quello elettorale, un totale fallimento? 

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Resta però il fatto che la grande maggioranza dei senatori GOP lo hanno sostenuto votando contro il secondo impeachment…

Solo chi non conosce a fondo la realtà americana, e in questo caso specifico dei Repubblicani, può meravigliarsi di quel voto o gridare allo scandalo. Il fatto è che i gruppi ufficiali repubblicani nei vari Stati dell’Unione sono ancora in mano dei “trumpiani”. Appena qualcuno mostra di uscire dal seminato, lo attaccano violentemente. La cosa, credo, non riguarderà McConnell, visto che è stato lui a orientare i senatori repubblicani, o quanto meno la loro grande maggioranza, a votare contro l’impeachment. 

Si può affermare che in questo modo McConnell, che pure era stato tra i primi, nella leadership repubblicana, a condannare il comportamento di Trump dopo la sconfitta del 3 novembre, si sia rivelato, alla prova dei fatti, un anti-trumpiano pentito?

E’ un giudizio troppo drastico che fotografa un atto, il voto, ma non scava nel profondo…

E questo “profondo” cosa racconta?

Nelle dichiarazioni successive alla votazione, McConnell ha ripetuto, concetto per concetto, quello che gli avvocati dell’accusa alla Camera avevano sostenuto nella richiesta d’incriminazione di Trump per istigazione all’insurrezione relativa all’assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio avvenuto il 6 gennaio. McConnell ha ripetuto gli argomenti dell’accusa, nella sua “arringa” finale, non tralasciandone alcuno, condannando Trump per quel giorno terribile e per tutti i tentativi che lui aveva compiuto, da presidente ancora in carica, per rovesciare il risultato delle elezioni del 3 novembre.  Io sono certa che i padri del partito cercheranno in modo graduale di allontanare il GOP da Trump. E se alla fine prenderanno atto dell’irriformabilità moderato del partito, allora si andrà verso la costituzione di un’altra forza politica, centrista-moderata. E poi c’è un altro fatto di cui si deve tener conto…

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Vale a dire?

Cosa faranno i gruppi terroristi del white power. Se loro si sentiranno giocati da Trump, nel senso che di loro a lui non è fregato niente, e non alzerà un dito né la voce in difesa dei capi di questi gruppi destinati a finire in galera, se si renderanno conto che Trump li ha usati, in quel caso i possibili scenari sono due: si calmeranno per un po’, per metabolizzare il tradimento e indirizzarsi verso altri leader, oppure, potrebbero radicalizzarsi ancora di più, e compiere attentati. Io continuo a temere  moltissimo questo secondo scenario. Stiamo parlando di una rete di cospirazionisti uniti dall’idea del potere bianco. Una rete molto ramificata, la stessa, pur modificata negli anni, di quella che ha prodotto Timothy McVeigh, l’autore dell’attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995 che uccise 168 persone. Del mondo malato del terrore suprematista, fa parte un gruppo che crede che sia un loro dovere sterminare dentro e fuori l’America, tutte le persone non bianche. Tutte. Il che vuol dire tutti gli asiatici, tutti gli africani etc. Questo è il loro credo. Si tratta dell’ala più estrema, ma tutti questi gruppi sono uniti dall’idea che la razza bianca deve avere, è giusto che abbia, la supremazia.

Lo slogan con cui Joe Biden si è insediato alla Casa Bianca è stato: “America United”. Ma il segnale venuto dal Senato, e dal voto contro l’impeachment della grande maggioranza dei senatori repubblicani, sia pure con le puntualizzazioni a cui hai fatto riferimento, non sta a significare che per Biden la strada per “unire l’America” è ancora tutta in salita?

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I problemi che Biden ha da affrontare e risolvere sono tanti e certo non agevoli. Ma qualcosa di importante si è già verificato perché il suo intento di unire gli americani possa avere buon esito. Prima di tutto, una parte sostanziale dell’elettorato americano, ha già cambiato campo, votando Biden e non Trump. In secondo luogo, una grande maggioranza del Paese è a favore di quello che vuole fare Biden. Se questo non è unificante, non so cosa sia. Se lui, come io credo, saprà utilizzare bene questa forza, potrà dire ai Repubblicani che se faranno ostruzionismo al Congresso, la pagheranno. Perché loro non possono essere contro l’idea di Biden per il Recovery plan. Certo, potranno sostenere che è troppo grande, che si trascinerà con sé un mare di tasse, i soliti argomenti della destra. Ma se i Repubblicani faranno in modo che quel piano non passi al Congresso, saranno loro a pagarne le conseguenze. Del Recovery plan fa parte la campagna di vaccinazione, perché una parte di quei soldi andranno all’acquisto dei vaccini e all’organizzazione della campagna di vaccinazione. Non possono essere contro a questo. Al di là delle urla degli estremisti, questo è molto unificante. I Repubblicani non possono boicottarlo. 

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