Ue e Regno Unito hanno raggiunto un’intesa nei negoziati svoltisi a Bruxelles sull’impegno a creare le condizioni per “una soluzione vantaggiosa per tutti (win-win)” sulle forniture dei vaccini anti Covid in modo da “espanderne la distribuzione a tutti i nostri cittadini”. Lo si legge in un comunicato congiunto della commissione e del governo di Boris Johnson diffuso a Londra.
“L’apertura e la cooperazione globale fra tutti in Paesi saranno la chiave per superare definitivamente la pandemia e prepararsi meglio ad affrontare le future sfide”, riconoscono le due parti, assicurando di voler “continuare le discussione” sui dettagli. I Paesi membri dell’Ue sono divisi sull’inasprimento del meccanismo di monitoraggio dell’export dei vaccini anti Covid proposto ieri dalla Commissione Europea.
Mentre alcuni grandi Stati, inclusa l’Italia che per prima, e finora unica, ha chiesto e ottenuto di bloccare l’esportazione di 250mila fiale di vaccino AstraZeneca verso l’Australia, sono favorevoli alle modifiche, che puntano ad una maggiore “reciprocità” e “proporzionalità”, altri Paesi, tradizionalmente più favorevoli al libero commercio come Olanda e Belgio, sono molto più prudenti.
La questione non dovrebbe però essere districata oggi dai capi di Stato e di governo che alle 13 si incontreranno in videoconferenza.
La bozza della dichiarazione si limita a “sottolineare l’importanza dell’estensione dello schema di autorizzazione delle esportazioni”.
Un alto funzionario Ue osserva che la discussione in collegio dei commissari sul meccanismo è “appena finita” ed è “un po’ presto” perché i leader si pronuncino definitivamente sulla questione.
Prima “gli Stati membri devono guardare i dettagli della proposta”, un lavoro che verrà dunque fatto a livello di Consiglio Ue.
La stessa Commissione è stata piuttosto prudente nel presentare le modifiche, chiarendo che le valutazioni verranno fatte “caso per caso”, come hanno detto sia il vicepresidente Valdis Dombrovskis che la commissaria Stella Kyriakides.
Il timore è che divieti di esportare vaccini possano essere controproducenti: “Avere un bastone è sufficiente – dice una fonte diplomatica europea – usarlo potrebbe condurci ad una situazione in cui perdiamo tutti”.
L’Ue, osserva, non ha ancora raggiunto “l’autonomia strategica” né nella produzione di vaccini anti-Covid né in altri ambiti, pertanto finché non l’avremo raggiunta dovremmo essere “molto prudenti” nell’utilizzare strumenti simili.
La produzione di vaccini anti-Covid richiede un “flusso” di componenti, materie prime e tecnologie tale che né Usa, né Ue né Regno Unito possono fare da soli.
Pertanto, se vengono danneggiate le supply chain il rischio è di rimanere “tutti senza i vaccini di cui abbiamo disperato bisogno”, osserva la fonte diplomatica.
Quindi, la via per andare avanti è una sola: discussioni diplomatiche condotte dalla Commissione Europea con Londra, che sono in corso.
In pratica, se sia l’Ue che la Gran Bretagna devono affrontare i problemi di produzione di AstraZeneca, questo onere andrebbe “condiviso” tra le due sponde della Manica.
Le discussioni tra Ursula von der Leyen e Boris Johnson sono in corso e “spero davvero” che si arrivi ad un risultato, dice la fonte. Perché “qualsiasi cosa” si faccia per “chiudere i confini” alla fine “ci farà del male: non siamo autarchici”.
Uno dei messaggi che arriveranno dal Consiglio di oggi, spiega un alto funzionario Ue, è che le compagnie farmaceutiche devono “assicurare il rispetto degli impegni”, fornire “prevedibilità” sulle consegne di vaccini e “rispettare i contratti”.
Nella bozza di dichiarazione dei leader si dice che “accelerare la produzione, la consegna e l’utilizzo dei vaccini rimane essenziale per superare la crisi” e che gli sforzi in questa direzione devono essere “intensificati”.
Per quanto riguarda la situazione epidemiologica, spiega un alto funzionario Ue, “siamo in una crisi” e questa situazione continuerà “per un po’”, almeno finché non avremo “abbastanza vaccini per vaccinare la gente”.
Nel contempo, occorre “assicurare il funzionamento del mercato interno”. I leader parleranno anche dei certificati verdi digitali, ma “il lavoro tecnico va fatto dal Consiglio, prima di avere soluzioni concrete”.
Infine, sul vaccino russo Sputnik le opinioni sono diverse, ma a tutti è chiaro che il siero dell’Istituto Gamaleya “non sarà la soluzione” ai problemi dell’Ue, spiega una fonte diplomatica, dato che non arriverebbe comunque in quantità apprezzabili, posto che venga approvato dall’Ema, prima del quarto trimestre, bene che vada.
Covid a parte, ci sarà un “punto informativo” sulla Russia e si parlerà della Turchia. Nel Mediterraneo Orientale la situazione ha avuto “sviluppi positivi”, ma nello stesso tempo si sono osservati segnali “preoccupanti” sul piano interno, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani.
Il modo per creare una “dinamica positiva” nei difficili rapporti con Ankara è lavorare sulla “cooperazione economica”, sui “contatti tra i popoli” e sui temi di “comune interesse”, come la lotta al cambiamento climatico.
E’ previsto che, intorno alle 20.45, il presidente Usa Joe Biden si colleghi con i leader europei, dopo una breve introduzione di Charles Michel. Resta da vedere cosa dirà Biden, ma una fonte diplomatica si aspetta che parli soprattutto di “cooperazione transatlantica e questioni geopolitiche”, come il rapporto con la Cina, ma “non sono sicuro che solleverà il tema dei vaccini”.
Una fonte Ue spiega che “abbiamo parlato con la Casa Bianca, sia al Consiglio che alla Commissione, per assicurarci che le supply chain funzionino”.
Con Washington “c’è una buona comunicazione, il che è positivo”. Ma le vaccinazioni sono “una politica nazionale americana”. In ogni caso, non si prevede un dibattito lungo tra i leader e Biden.
Per quanto riguarda infine la suddivisione dei 10 milioni di dosi di vaccino aggiuntive che Pfizer/BioNTech consegnerà nel secondo trimestre, è una questione che viene affrontata nello Steering Committee, il comitato direttivo che riunisce Stati membri e Commissione.
L’attuale situazione, in cui alcuni Paesi si trovano a corto di dosi, deriva dal fatto che hanno fatto “scelte sbagliate” al momento dell’acquisto, privilegiando AstraZeneca rispetto a Pfizer/BioNTech e Moderna, ricorda una fonte diplomatica.
Molti Paesi sono tuttavia “pronti alla solidarietà” verso gli Stati che si trovano in una “brutta situazione”.
La Commissione ha consigliato agli Stati di assegnare quei 10 mln di dosi aggiuntive ai Paesi che più hanno puntato su AstraZeneca e che ora si trovano in difficoltà, a causa del fatto che la multinazionale anglo-svedese continua a “sottoconsegnare”, come ha detto il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic.
Venerdì mattina, infine, i leader dovrebbero trovarsi di nuovo, per parlare di digitale, e in particolare della Digital Tax, per poi avere l’Eurosummit in formato allargato, con una discussione sulla situazione economica nell’Ue.
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