Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, si è recata in visita ad Ankara, in Turchia, con un entourage “ristretto”, da momento in cui non è ancora stata “vaccinata”, come molti in Belgio, e quindi “prende tutte le precauzioni per minimizzare i rischi” legati agli spostamenti.
Per questo motivo non c’era ad accompagnarla un addetto al protocollo, come succede in tempi normali.
Lo ha spiegato il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, rispondendo ancora in modo esteso sul ‘sofagate’, l’incidente diplomatico verificatosi durante la visita ad Ankara di von der Leyen e del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, avvenuta l’altroieri.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha fatto trovare alla delegazione Ue una sola sedia, sulla quale si è accomodato Michel, mentre von der Leyen si è dovuta sedere, suo malgrado, su un divano, come se fosse un’interprete.
Von der Leyen, non nascondendo il proprio stupore per la ‘sorpresa’ preparata dai turchi, ha poi adottato “un atteggiamento” tale da permettere di “continuare la riunione”, ha sottolineato Mamer.
La prassi in queste visite all’estero è che il presidente del Consiglio Europeo e quello della Commissione vengano trattati come pari grado.
Tuttavia, a causa della pandemia di Covid-19, la delegazione che ha viaggiato con la presidente era estremamente “ristretta” e delle questioni protocollari, che spesso “non possono essere sistemate via call, bisogna essere sul posto”, si è occupata la delegazione Ue in Turchia.
In ogni caso, von der Leyen “ha reagito nel modo in cui ci si attende da una dirigente dell’Unione Europea, non ostacolando il dialogo con la Turchia”, che era l’obiettivo della visita ad Ankara.
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