L’inchiesta federale sugli affari di Rudy Giuliani in Ucraina ha portato nei giorni scorsi ad una perquisizione dell’Fbi nella sua abitazione e nel suo studio.
Secondo l’accusa Donald Trump avrebbe fatto delle pressioni indebite sull’Ucraina per ottenere un’inchiesta ai danni di Hunter Biden, e del presidente Biden allora candidato alla Casa Bianca, che è stata al centro del primo processo di impeachment all’ex presidente.
Secondo fonti citate oggi dal New York Times, l’ex sindaco di New York, ed avvocato personale di Trump, è indagato in particolare riguardo al ruolo che ebbe nel licenziamento di Marie Yovanovitch, l’ambasciatrice a Kiev che Donald Trump rimosse dall’incarico perché considerata un ostacolo ai tentativi di fare pressioni su Kiev.
Nella perquisizione di mercoledì inoltre sono stati sequestrati dispositivi elettronici che si ritiene contengano prove riguardo alle comunicazioni tra Giuliani e l’amministrazione Trump per il siluramento della diplomatica, che poi è stata una delle testimoni chiave al processo di impeachment.
Gli ucraini non erano dei grandi fan dell’ambasciatrice, ed il sospetto è che abbiano usato Giuliani per ottenere da Washington la sua rimozione.
Da parte sua, Giuliani nega categoricamente di essere stato pagato dagli ucraini per questa operazione e ha detto: “Non c’era nessuna giustificazione legale per il loro mandato, che era illegale ed incostituzionale”.
Giuliani ha confermato che è indagato per non essersi dichiarato come “agente straniero” di interessi ucraini, cosa che lui afferma di non aver mai fatto.
L’avvocato che rappresenta Giuliani, Robert Costello, con una dichiarazione ha definito “vergognoso che la sindrome dell’odio per Trump sia arrivata al punto da provocare un attacco immorale e ingiustificato contro un ex sindaco ed ex procuratore che ha lottato contro il crimine più di chiunque altro nella storia americana”.
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